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Si accende il fronte caldo dell'Iran

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  I recenti attacchi di matrice israeliana a delle infrastruttura chiave infiammano il contesto geopolitico, con l'evidente formazione di schieramenti pronti ad unirsi militarmente. La questione iraniana è una delle più delicate e dopo mesi di proteste indirizzate perlopiù all'establishmen per motivi apparentemente umanitari, ma che sono state opportunamente proposte dai media occidentali come la protesta di tutto il paese contro la teocrazia di Teheran, ecco che ora si passa alle armi. Nella notte dello scorso 29 gennaio a Isfahan, località nota per la presenza di numerose fabbriche di armamenti, sono state assaltate da tre attacchi drone, due dei quali sono stati controllati dai sistemi difesa, hanno detto le autorità del paese. L'altra invece ha provocato lievi danni al tetto, assicurano sempre le aurotità tramite mezzo stampa. Tuttavia, a prescindere dal'entità del danno, il Wall Street Journal ha riferito che l'attacco drone all'infrasturttura di Isfahan è...

La guerra e gli scenari futuri

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  Tra proclami nazionalistici e un riarmo ormai quasi completo, l'Europa, un tempo continente esente dalle guerre di ogni tipo, è oggi di nuovo in pieno subbiglio per la guerra che è in corso in Ucraina, una terra di confine diventata sempre più presente. A tal punto da porre il rischio non più teorico ma tristemente concreto di una terza guerra mondiale, di un confronto aperto tra i paesi della Nato e la Federazione Russa. Uno scenario ormai sdoganato dai media. Stando ai fatti che ci vengono dal terreno, evitando di parteggiare da una parte o dall'altra, è chiaro un aspetto chiaro dall'inizio ma che molti facevano fatica ad accettare: la Russia non solo non perderà questa guerra, ma cercherà di in tutti i modi  di vincerla largamente. Troppa è la disparità di uomini e mezzi (il personale militare russo che comprende tutti gli uomini impegnati nelle operazioni è di 850mila), troppa è l'incapacità da parte dell'Europa, l'unico blocco geopolitico realmente indebo...

Covid, ci risiamo!

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  Torna il clamore mediatico. Torna la paura del contagio e con lei il presunto timore di un effetto domino mondiale. Come se ci trovassimo nel 2020 e non avremmo capito che una siffatta narrazione, ormai sbugiardata dai dati di fatto e che si è rivelata il contrario delle previsioni monstre di alcuni sedicenti esperti, potrà difficilmente riproporsi nella medesima maniera di tre anni fa, quando la maggior parte dei governi occidentali per cause di forza maggiore erano propensi nella demolizione controllata dell’economia per disinnescare una nuova crisi economico-finanziaria.  Oggi, con la situazione geopolitica in atto completamente ribaltata, invece la crisi economica è già innescata da un bel po' grazie a una inflazione strutturale e l’avversario da affrontare è proprio Pechino. La Cina viene dunque additata come nazione che “contagia l’intero mondo” quando fino a poco tempo fa, dai salotti rinomati di casa nostra, la si definiva come una dittatura che si occupava tutto tra...

Il doppio standard della narrazione

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  Siamo a poche ore di distanza dalla decisione della Corte costituzionale in merito alla legittimità o meno dell’obbligo vaccinale che è stato imposto in Italia ormai più di un anno fa. Una decisione arbitraria, senza nessun senso se non quello puramente ideologico e indirizzato a magnificare una presunta efficacia di un farmaco approvato, ricordiamo, in forma condizionata. Nonostante tutte le evidenze degli ultimi anni, le parole della stessa Pfizer che ha praticamente affermato in via ufficiale che mai prima erano stati fatti degli studi circa lo stop della diffusione del virus,e alcune timide accuse nei confronti delle aziende farmaceutiche, si continua con la medesima narrazione, in maniera ostinata e scientificamente corretta, come si è fatto a partire dal 2020. Le politiche presuntivamente anti-Covid non sono ancora del tutto state estirpate. In Cina, ad esempio, tengono banco a livello mediatico le proteste che i cittadini di varie città hanno messo in piedi in risposta ...

Cambia la forma ma non la sostanza

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Sono passate nemmeno ventiquattro ore dalla nomina ufficiale a primo ministro di Giorgia Meloni, la quale ha costruito il suo successo elettorale sulla promessa di non continuità con il precedente esecutivo, reo di aver portato la tensione sociale a livelli mai vista prima. La nuova espressione lungi dal rappresentare un autentico e utopistico cambiamento, poggia le proprie basi sulla classica posizione che ogni governo deve avere per sopravvivere, ovvero professare sui media mainstream la propria fedeltà euro-atlantica. Il dogma atlantista non deve essere mai messo in discussione, nemmeno se si traduce in un vero e proprio masochismo socioeconomico, capace di travolgere il tessuto sociale già fortemente compromesso per scelte assurde e autolesioniste. Nientemeno appare molto chiaro che il nuovo governo proseguirà nel solco dei due precedenti sfruttando l’emergenzialismo di plastica, il terrore permanente e il clamore mediatico: tutti elementi imposti dal basso verso l’alto, così ...

L'esplosione dei gasdotti Nord Stream e l'attualità di Mackinder

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  Le esplosioni ai danni dei due gasdotti Nord Stream 1 (NS1) e Nord Stream 2 (NS2) aprono un nuovo capitolo dello scontro epocale che sta coinvolgendo il blocco NATO e la Federazione Russa . Un tale attacco non può non esacerbare il clima di tensione che si respira da mesi a questa parte e che potrebbe creare il presupposto per uno scontro frontale vero e proprio. Se poi ci si aggiunge che un ex ministro polacco, tale Radek Sikorski , festeggi l’esplosione devastante dei due impianti con un “Grazie Usa” (il tweet è stato prontamente rimosso in seguito alle critiche); e che la CIA,  come riporta il Der Spiegel , la scorsa estate avrebbe avvertito gli alleati tedeschi di un possibile attacco ai due gasdotti, allora la faccenda si fa più losca e insanabile. Le conseguenze economiche del sabotaggio si stanno progressivamente materializzando, con i principali media occidentali che non perdono tempo e incolpano subito  Mosca , come se a Putin convenisse tagliarsi le gambe....

La decrescita felice è in atto

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  Mentre i politici nostrano si azzannano ventiquattro ore su ventiquattro come non mai, si sta materializzando fin troppo lo scenario da decrescita felice più volte denunciato in questa sede e da altri interlocutori. Obiettivo unanime della crisi energetica in atto, costruita a tavolino dopo aver lasciato carta bianca al mercato, è appunto quello di portare avanti un netto arretramento economico, una deindustrializzazione totale di tutti i settori prima produttivi, un cambiamento siderale degli stili di vita degli europei. È facile prevedere che verranno riproposti tutti gli ingredienti già visti durante gli ultimi due anni: ciò significa che d’ora in poi mezzi considerati di presunta valenza sanitaria avranno una loro utilità contro la penuria energetica che saremo costretti ad affrontare, in un inverno che si prospetta caldo solamente dal punto di vista delle tensioni sociali, figlie della presa di consapevolezza da parte dell’opinione pubblica. Confindustria , Confartigianat...