La decrescita felice è in atto
Mentre i politici
nostrano si azzannano ventiquattro ore su ventiquattro come non mai, si sta materializzando fin troppo lo
scenario da decrescita felice più volte denunciato in questa sede e da altri
interlocutori. Obiettivo unanime della crisi energetica in atto, costruita a
tavolino dopo aver lasciato carta bianca al mercato, è appunto quello di
portare avanti un netto arretramento economico, una deindustrializzazione totale
di tutti i settori prima produttivi, un cambiamento siderale degli stili di vita
degli europei. È facile prevedere che verranno riproposti tutti gli ingredienti
già visti durante gli ultimi due anni: ciò significa che d’ora in poi mezzi
considerati di presunta valenza sanitaria avranno una loro utilità contro la
penuria energetica che saremo costretti ad affrontare, in un inverno che si prospetta
caldo solamente dal punto di vista delle tensioni sociali, figlie della presa
di consapevolezza da parte dell’opinione pubblica.
Confindustria,
Confartigianato e altre associazioni di categoria, che sin dall’inizio dei
rincari dei prezzi non hanno mai lanciato l’allarme, stanno ora prospettando un’ecatombe
per i rispettivi settori produttivi ad alto tasso energivoro. Con l’utopica e
meramente ideologica guerra alla Russia di Putin, un partner sempre affidabile
ma considerato fin troppo amico dagli americani, si stanno letteralmente ponendo
le basi per le prossime crisi ad alto tasso distruttivo, che si collegano
facilmente al progetto pandemia iniziata due anni fa. Del resto, non ci
sorprendiamo di nulla, ce lo ha detto persino Jens Stoltenberg che sarebbe
stato un «inverno duro» per aver sostenuto l’Ucraina.
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