Si accende il fronte caldo dell'Iran
I recenti attacchi di matrice israeliana a delle infrastruttura chiave infiammano il contesto geopolitico, con l'evidente formazione di schieramenti pronti ad unirsi militarmente. La questione iraniana è una delle più delicate e dopo mesi di proteste indirizzate perlopiù all'establishmen per motivi apparentemente umanitari, ma che sono state opportunamente proposte dai media occidentali come la protesta di tutto il paese contro la teocrazia di Teheran, ecco che ora si passa alle armi. Nella notte dello scorso 29 gennaio a Isfahan, località nota per la presenza di numerose fabbriche di armamenti, sono state assaltate da tre attacchi drone, due dei quali sono stati controllati dai sistemi difesa, hanno detto le autorità del paese. L'altra invece ha provocato lievi danni al tetto, assicurano sempre le aurotità tramite mezzo stampa.
Tuttavia, a prescindere dal'entità del danno, il Wall Street Journal ha riferito che l'attacco drone all'infrasturttura di Isfahan è stata organizzata da Israele, a distanza di poco tempo dalla visita del capo della Cia William Burns, il quale, secondo il WSJ, avrebbe discusso di questioni militari con la controparte israeliana. Evidentemente dalle parti di Tel Aviv e Washington temono gli sviluppi militari dell'industria iraniana, da anni impegnata in un percorso di miglioramento strutturale. Il missile a medio raggio Shabab sembrerebbe essere al centro dei timori israeliani: in teoria infatti potrebbe attaccare Israele avendo una gittata importante. Insomma, Israele teme uno sviluppo sempre maggiore dell'industria militare israeliana. E tutto ciò non è una novità.
Già in passato vi sono stati tentativi da parte di Tel Aviv di interrompere un tale sviluppo armamentario. A partire dal 2010 l'intelligence israeliana ha commesso numerosi attacchi contro le infrastrutture iraniane. Noti sono stati gli attentati, come quello a Natanz nel 2011, e gli assassinii contro eminenti figure del nucleare iraniani quali Masoud Ali Mohammadi e Mohsen Fakhrizadeh, entrambi freddati con colpi a distanza. Con il nuovo governo Netanyahu sembrerebbe quindi molto chiara l'intenzione del governo israeliano: tentare di accendere un nuovo fronte esterno mentre mette in piedi le ennesime operazioni militari interne contro il popolo palestinese in località come Hebron e Jenin.
Intanto il consigliere di Volodymyr Zelensky Mychaylo Podolyak ci permette di unire la guerra in Ucraina con quanto accade invece in Iran. Il consigliere ha infatti postato un emblematico tweet dove brindava agli attacchi contro l'Iran con un bel "Vi avevamo avvertit".
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