Torna la violenza del paradigma pandemico (come previsto)

 



Mentre l’attenzione mediatico sulla guerra tra Russia e Ucraina ha raggiunto una fase stabilizzante, sta tornando come un uragano il paradigma pandemico che sembrava essere stato messo da parte a partire dalla fine di febbraio. Ed invece, come si sottolineava già in questa sede mesi orsono, il fenomeno mediatico del Covid sembra non solo tornato alla ribalta, ma anche che abbia cambiato veste, diventando ancora più pervasivo e in un certo senso oppressivo. Siamo a luglio, e di solito i malanni tipicamente invernali dovrebbero essere solo un ricordo; tuttavia, siamo bombardati continuamente dagli stessi dati degli ultimi anni: contagi, mascherine, vaccini e chi ne ha più ne metta. È come se avessimo riavvolto il nastro del tempo e fossimo tornato nei primi mesi dell’infausto 2020. Come se il terrorismo pandemico e poi collegato alla coercizione vaccinale, sia stato solamente un test per accettare il boccone della prossima emergenza, che probabilmente vedrà come protagonista l’aspetto energetico e che potrebbe mettere a rischio l’intero assetto sociale italiano (in Olanda già si stanno vedendo i prodromi delle future rivolte sociali).



Si riafferma dunque il paradigma emergenziale e biopolitico che più volte è stato evocato, ma che pochi hanno compreso del tutto. Nel momento di demolizione controllata del nostro sistema capitalistico, avviato con la pandemia e proseguito con la guerra e le tensioni geopolitiche, ciò che rimane è lo spauracchio emergenziale, visto però non come un momento di transizione, ma come una vera e proprio stato d’eccezione: i governi, soprattutto occidentali, sembra siano entrati ormai in una spirale di totalitarismo applicato col contagocce del terrorismo e con la violenza della propaganda mediatica, e sembra proprio che più che fermare questa tendenza, non vedano l’ora di fortificarla sempre di più. Per questo molti analisti non escludono nemmeno che si possa arrivare ad uno stato di polizia conclamato, del resto gli strumenti cosiddetti emergenziali usati nel biennio 2020-2021, con tutte le conseguenze che hanno prodotto, potrebbero essere rafforzati ancora di più per contenere la ribellione sociale che sicuramente diventerà sempre più palpabile agli occhi dell’opinione pubblica.


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