Implosione sistemica
Sembra assurdo ma la guerra russo ucraina sta avendo un impatto più che lodevole sull’agenda iniziata con la pandemia due anni fa. Eppure, gli elementi, perlomeno quelli visibili, ci sono tutti: depressione economica, crescita dell’inflazione, distruzione della moneta, crescita della disoccupazione, annientamento di interi settori economici. A questi occorre aggiungere la propaganda alla quale ancora oggi, gran parte dell’opinione pubblica, abbocca con fin troppa nonchalance e passività senza tenere in considerazione il disegno globale di tutto quello che sta accadendo. Di cosa si tratta? Semplicemente della distruzione sistematica del sistema capitalistico nato dalle macerie della crisi finanziaria del 2007-2008, quello che ha portato allo scioglimento di Lehman Brothers. Da lì, a partire dall’emissione a gettito continuo di moneta si è cercato di tamponare una falla che molti speculatori temevano si riaprisse perché sarebbe stata la pietra tombale del loro sistema.
Dunque, qui devono essere collocate prima la crisi pandemica e poi quella bellica. Con la prima che ha aperto la strada, o meglio sdoganato il controllo biopolitico della società tramite meccanismi digitale; e la seconda che ha applicato le norme in maniera pedissequa con la differenza che il demonio da ingigantire mediaticamente non è generico o comunque poco visibile (il fantomatico no vax) ma è reale e concreto: la Russia (e il suo popolo) e Vladimir Putin. Si tratta dunque di due crisi ovviamente diverse ma il cui effetto è terribilmente simile se non uguale che hanno alla fine l’obiettivo di accelerare la famosa agenda della transizione ecologica a cui l’Unione Europea dedica anima e corpo da anni e anni.
Alla base della logica emergenziale a cui siamo letteralmente assuefatti vi è quello di sradicare completamente il cittadino europeo da qualunque tipo di identità con la propria nazione, rendendolo una monade senza punto di riferimento e pronta ad accettare ogni tipo di controllo pur di difendere il proprio corpo. A quello stesso individuo non gli resta altro che accettare tutte le decisioni prese dall’altro per evitare di finire nella lista dei cattivi, ossia di quelli che rinnegano lo status quo per proprio principio. La separazione sociale, il dividi et impera, non solo sarà il modo con cui il potere si scaglierà sui suoi sudditi, ma renderà questi sempre più convinti di essere dalla parte del presunto bene. Insomma, il Grande Reset di cui parlano da due anni, anche se le origini sono molto più “antiquate”, è una realtà pura fattuale e che vedremo nei prossimi mesi, anni, o chissà nelle prossime crisi che verranno.
La crisi russa e la rivoluzione monetaria
Come ha riportato il sito di informazione Asia Times, e come è facile da intuire, ciò che sta accadendo ad est non è altro che un fattore di accelerazione dei piani dell’elitè di Davos incentrati sulla quarta rivoluzione industriale, e più in particolare, sulla rivoluzione monetaria che dovrebbe abbracciare totalmente la sua versione digitale. La crisi in Ucraina infatti ha fatto si che la de-dollarizzazione, quindi uno dei pretesti principali della distruzione dell'economia attuale, possa diventare realtà con i paesi non direttamente alleati degli USA che cercheranno di ridurre le transazioni con le banconote della Federal Reserve. Tra questi la Cina sta già avviando una serie di accordi economici con paesi come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, potenziando il petroyuan; ma nessuno esclude che altri paesi aderiranno al nuovo sistema di transazione voluto da Pechino con l'obiettivo di rendere minimo l'impatto essendo molti di essi esposti al dollaro. Come sottolinea il professore Fabio Vighi della Cardiff University, il sistema delle banche centrali per sopravvivere ha bisogno di una rivoluzione delle proprie fondamenta, ma per arrivare a ciò è necessaria la demolizione controllata dell'economia reale in modo da accelerare l'emissione monetaria. La rivoluzione prende il nome della Central Bank Digital Currencies.
L’implosione sistemica auspicata da Schwab (si leggano i report del Forum del 2014 e del 2015 nei quali veniva chiesto un reset) e compagni prevede una serie di shock economici che giustifichino interventi esercitati dalle banche di investimento privato (Citibank, Golman Sachs, Bank of America etc), i veri motori di questa e di altre èlite. Per arrivare a ciò occorrono crisi, incertezze economiche, sfibramento della società, decrescita felice, abbandono della virilità economica. Occorre destrutturare con forza un sistema come le grandi rivoluzioni hanno fatto, con metodi anche poco ortodossi. E al contempo, controllando i media (e censurando quelli indipendenti, come ha sottolineato lo stesso Forum), serve anche creare la giusta narrazione che porti in auge quei cambiamenti repentini richiesti. Un esempio? La moneta digitale, il centro dell'industria 4.0, che verrà sicuramente venduta al pubblico grazie al fatto che sia utilizzabile in maniera semplice, che sia essenzialmente a portata di click.
In realtà il
marketing con cui giustificheranno questo cambiamento epocale ce lo viene
spiegato anche in maniera schietta. Così il direttore generale della della Banca dei Regolamenti
Internazionali (BRI) sulla moneta digitale Agustin Carstens:
“Intendiamo stabilire l'equivalenza con il contante e lì c'è un'enorme differenza, ad esempio in contanti non sappiamo chi sta usando una banconota da 100 dollari oggi... la differenza fondamentale con il CBDC è che la banca centrale avrà il controllo assoluto sulle regole e i regolamenti che determineranno l'uso di tale espressione di responsabilità della banca centrale e avremo anche la tecnologia per farla rispettare".
Un chiaro monito di una rivoluzione totale - ricordiamo che la BRI fu la prima a preannunciare l'eventuale crollo dell'economia con un paper del 2019 - che alla fine aprirà la strada ad un ID digitale. In Italia lo scorso 2 marzo 2022 Vittorio Colao, uno dei più avidi digitalizzatori nostrani lo ha esposto chiaramente accostando la parola ID a "benefici sociali". In questo documento indispensabile per entrare nella vita collettiva ci sarà probabilmente anche il proprio credito digitale, che lo Stato può spegnere in qualunque momento e in base alle direttive di turno.
Perchè la Russia fortifica il Grande Reset?
L’amicizia di Putin con Schwab non è una novità e
negli anni si è rinforzata sempre di più. Certo, a quei livelli occorre per
forza avere rapporti più o meno solidi con gli uomini di potere, ma qui non
parliamo di un semplice rapporti occasionale, bensì di una amicizia che dura
perlomeno dagli anni 90’. Stando a questa ipotesi, che tanto non è viste alcune
dichiarazioni pubbliche dello stesso Schwab in cui dice che Putin ha studiato
nella sua scuola (ndr Young Global Leaders), possiamo dunque capire l’atteggiamento
ambiguo del leader russo durante la pandemia. In 2 anni non hai mai denunciato,
a differenza di altri colleghi la fallacia delle misure
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Né ha criticato la politica chiusurista
che tanto ha fatto macelli in giro per l’Europa e per il mondo. Allo stesso
tempo la sua operazione contro la NATO dà il via ad una serie di conseguenze catastrofiche
ai danni dell’UE che, come appare chiaro, risulta al centro dell’operazione di
Davos.
Non è un caso che anche la Russia abbia un Centro per la QuartaRivoluzione Industriale, inaugurato lo scorso ottobre. Perché un paese
sulla carta antiglobalista, quindi sistematicamente sovranista, deve ospitare
un centro che celebra tutto quello che un sovranista odia? Appare molto strana
questa posizione presa dalla Russia che nonostante faccia, a differenza degli
occidentali, gli interessi del suo popolo, sembra stia giocando a braccetto
con un guru del globalismo come Schwab. Vero è che non ha deciso Putin di
aprire quel centro molto pericoloso; tuttavia, questo atteggiamento appare strano alla pari dell’aspetto cronologico
dell’inizio della crisi Ucraina. Lo scenario bellico scalza quello pandemico ma
fino ad un certo punto: perché, come appare chiaro, le misure adottate per una crisi possono valere per l’altra. La continuità delle due fa capire che, a prescindere
dalla intenzionalità della Russia di aderire all’agenda globale, ciò che abbiamo di fronte è una riproposizione feudale della società, spinta da una tecnocrazia avulsa. A
prescindere poi dalla verità dietro l'operazione militare, ciò che sta cadendo è l’’unipolarismo
americano, ormai non più organico all’elitè transazionale che lo regolano almeno
dal primo conflitto mondiale.
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