Le parole agghiaccianti del ministro Bianchi dimostrano che la scuola è finita

 



"La scuola non è un luogo per accumulare conoscenze, il mondo oggi è pieno di informazione, la scuola serve per tenere insieme la complessità del mondo digitale che permette di conquistare un orizzonte più ampio ma tutti devono essere messi in condizione farlo".


Le recenti parole del ministro dell’istruzione Bianchi aggiungono un pizzico di vergogna ad un pasto, quello preparato dal Governo, ormai chiaramente eversivo. Non bastano i deliri di Speranza, Brunetta, Carfagna, Gelmini. No. Occorreva sapere anche l’opinione del ministro dell’istruzione, che in un recente incontro virtuale del 4Weeks4Inclusion ha sottolineato quanto oggi la scuola non sia più un luogo denso di cultura ma solo una palestra del mondo digitale che verrà. Insomma, appare chiaro l’ormai decadente ruolo dell’istituzione scuola: un tempo ricopriva il posto più importante dell’agenda di un paese, oggi è relegata a luogo in cui gli alunni non sono indirizzati verso lo studio fondamentale delle materie classiche o scientifiche ma sono meri esecutori del novus ordo computerizzato. Occorre subito addestrarli alle bellezze del virtuale sia mai che imparassero anche ad amare un libro o un documento cartaceo. Questo il nuovo mondo non lo concede.


Patrizio Bianchi è, al pari del predecessore Lucia Azzolina, uno dei liquidatori della scuola intesa come luogo di crescita e di sviluppo, dove si impara, si sbaglia, si vive. L’inferno degli ultimi due anni fatto di mascherine, distanziamenti, amuchina e tanto altro ha squarciato definitivamente un sistema scolastico che già prima brancolava nel buio. Questo lo si nota nella facilità con cui le nuove generazioni stanno accettando tutto quelli che gli viene impartito. È chiaro che l’impostazione data dal governo di una digitalizzazione della vita trova uno sbocco principale anche nell’istruzione, motivo per cui genitori e non devono iniziare a riflettere: come si può pensare di lasciare ai nostri figli una scuola considerata solo come un luogo di addestramento degli schiavi digitali del domani? Siamo talmente bravi a copiare la Cina, e questo accade da due anni tondi, che ormai i cambiamenti in atto avvengono giocoforza da soli.

Questi sono punti su cui riflettere perché siamo arrivati ad un punto in cui non ci si può fidar più di nessuno. Soprattutto di un governo mentitore che sta facendo praticamente di tutto per mettere i bastoni fra le ruote alla crescita del paese, non quella economica, quella è già andata a farsi benedire dopo l’arrivo del Sommo Mario, ma quella intellettuale: non si può sperare in un futuro migliore se i giovani continuano a vivere in una bolla fatta di regole su regole, talmente demenziali che appaiono giuste solo da persone evidentemente poco critiche.


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