Mortalità Covid: Lombardia vs Campania

 







A cura di Giancarlo Pacelli




Nonostante la situazione sanitaria sia assolutamente nella norma e i “decessi” cosiddetti covid non superino la cifra di venti morti al giorno, rimangono inspiegabili i motivi per cui i media premano ancora sul tasto pandemia (che secondo molti quotidiani [1]e politici [2]non finirà mai).

È chiaro che una narrazione del genere, prima rassicurante (gennaio 2020), poi terrorizzante (dal marzo 2020 in poi), sia indirizzata verso lidi specifici assolutamente non sanitari ma di natura sociale e psicosociale.

Se infatti dovessimo andare a scandagliare tutta la base statistica che ha portato all’eccess di mortalità del 2020, ben capiamo che la responsabilità andrebbe data a quei personaggi che gestiscono la cosa pubblica, che sperperano denaro per farmaci inutili o che pensano di essere in guerra e dunque mettono a bilancio l’acquisto armamenti. Appare poi cosa incredibile che nel cosiddetto PNRR si dia tanto spazio all’assistenza domiciliare[3] dopo che per un anno abbiamo visto il declassamento proprio di quella figura atta a fornire quell’assistenza: il medico di base. Da parte del ministero della Salute si è persino arrivati a fare ricorso al Consiglio di Stato per annullare le cure domiciliari e quindi noi dovremo pensare che ora, tutto d’un tratto, i nostri governanti pensino a valorizzare e a potenziare la sanità domiciliare? Una cosa alquanto bizzarra, così come è bizzarro fare affidamento a un governo che negli ultimi dieci anni ha di fatto peggiorato la situazione sanitaria italiana mettendo in primo piano la salvaguardia economica. Per poi fare il contrario durante tutto l’arco del 2020 e nei primi mesi del 2021 tramite misure aggressive come i lockdown, termine ormai sdoganato per merito della programmazione neurolinguistica, assolutamente poco funzionanti e devastanti per un intero settore, quello della piccola media impresa (che il nostro premier/banker non vedeva di buon’occhio[4] ben prima di essere nominato premier).

 

Ora, se questa situazione fosse giustificata dai numeri si potrebbe anche dire che tutte le misure intraprese, dai DPCM alle colorazioni regionali, fino alle mascherine al chiuso, abbiano avuto senso. Ma invece, dopo un anno e mezzo, e quindi con il sopraggiungere di dati sufficienti per fare un’analisi sostanziosa, capiamo che si è fatto di tutto pur di peggiorare una situazione che se gestita avrebbe portato a numeri più positivi.

Proprio quei numeri che nel 2015 e nel 2017 avevano seriamente messo in difficoltà il sistema sanitario nazionale ma che per caso, o per incuranza, furono sbadatamente non narrati da quegli stessi media che oggi ci informano che in una città di migliaia di persone siano saltati fuori tre contagiati[5]. Non è un caso che sia stata proprio l’Italia a conteggiare più morti rispetto agli altri paesi, anche all’inizio quando se la giocava con l’intera Cina prima di prendere il primato assoluto.

Lo ha specificato un professionista, oltre che geriatra del Gemelli di Roma, che si occupa delle statistiche Covid, Graziano Onder. Il professore alla Stampa ha asserito chiaramente[6] che:

 

“In Italia non è facile comparare questi dati, perché mentre da noi tutti coloro che muoiono e risultano positivi al tampone vengono classificati come decessi per Covid, non è così in altri Paesi. A influire sulla mortalità ci sono poi anche le caratteristiche della nostra popolazione, che per un quarto è composta da ultrasessantacinquenni ed è la più anziana d'Europa”.

 

Insomma, farsi venire un dubbio in questo momento storico è sintomo di consapevolezza, non si può a distanza di quasi due anni ancora spingere sull’emotività basata su morti conteggiati in maniera discutibile e tamponi la cui valenza diagnostica non era mai stata associata alle malattie infettive.



Mortalità Covid: è un disastro sanitario senza precedenti?

 

 

Sicuramente, l’enfasi data da tutti i media mainstream ha fatto credere che abbiamo assistito a una situazione mai vista nella storia. Tutta la comunicazione si è coalizzata disegnando uno scenario drammatico, portato all’estremo con la narrazione della morte, che per i paesi Occidentali è un passo che porta sempre tanti timori. Cosa giustissima, ci mancherebbe. Ma se i media avessero dato i numeri allarmanti legati, ad esempio, all'inquinamento atmosferico[7] e alle infezioni ospedaliere[8], prima di questo problema per così dire globale, come sarebbe stata la reazione dell’opinione pubblica? Sicuramente meno allarmistica.

A distanza di un anno e mezzo si lascia veramente poco spazio ai problemi psicologici dovuti a questo clima da guerra mondiale. Così come sono ignorate voci che nonostante la loro caratura scientifica vengono bollate semplicemente come complottiste o negazioniste (termine veramente ripugnante per una stampa che si considera super partes). Dunque, i numeri del 2020 sono stati un unicum o sono in linea con un trend che purtroppo attanaglia il nostro paese da decenni ma che non aveva mai spaventato più di tanto l’opinione pubblica, sempre degnamente distratta con programmi vuoti culturalmente? In seguito vedremo le differenze tra due regione simili come Campania e Lombardia.

 

Prima di tutto c’è da dire che il nostro paese è uno dei paesi col tasso di anzianità più alto del mondo mentre quello della natalità è in fase calante soprattutto se comparato con altri paesi occidentali. Un punto allarmante questo perché, se proseguiremo in questo modo, avremo a che fare con una curva sempre più disperatamente in salita.

 Ma di questo l’opinione pubblica ne è a conoscenza? A quanto pare no, nemmeno se il monito viene dall’istituto nazionale di statistica. In particolare, secondo un comunicato stampa[9] a tema demografico dell’Istat pubblicata ad inizio 2020 si evidenziano alcuni aspetti: 1) la diminuzione dei residenti in base agli altri anni (116 mila in meno); 2) il divario tra nati e decessi (per cento persone decedute ci sono 67 nascituri e 3) l’età media in rialzo fino a 45,7. Accanto a questo aspetto, che poi rivedremo nelle più grandi regioni italiane durante il 2020, bisogna dire che anche il tasso di mortalità è in aumento. E questo suggella la prima parte in cui si cercava di mettere davanti alle loro responsabilità i diversi governi che si sono succeduti, che non hanno mai messo in cima alla loro agenda la sanità pubblica italiana.

Andando più nel particolare, come afferma anche il professor Marco Mamone Capria[10] dell’Università di Perugia il problema del tasso di mortalità in Italia è decennale. Dal 2010 infatti si assiste ad un incremento del tasso dei decessi per ogni 1000 abitanti. Cresce inesorabilmente, ogni giorno, sempre di più, dicendoci chiaramente che ogni salto annuale è dovuto anche a questa problematica di fondo, sempre più demografica e sanitaria e non del tutto causata da malattie.

Anche se queste ultime, ovviamente, sono la causa principale dei decessi che si calcolano ogni fine anno. Malattie che anche se gestibili vanno incontro ad altre problematiche si vanno ad aggiungere a quelle strutturali, dall’inefficienza dei pronto soccorso fino alla mancanza di personale medico. Se prendiamo come base il tasso di invecchiamento, che coinvolge soprattutto la regione Lombardia, allora il discorso si fa più complesso e coerente con il boom che si è avuto in quelle regioni ad inizio 2020. Il professore di Perugia ha specificato in uno dei suoi preziosi lavori inerenti al Covid che la tendenza all’aumento di mortalità è un problema serissimo, che spesso viene preso sottogamba dai vari governi che si sono succeduti. Eppure, il tasso di invecchiamento che si unisce all’aumento di mortalità, dovuto ai fenomeni legati all’inquinamento ambientale e alle infezioni ospedaliere (che in totale mietono numerose vittime ogni anno) in Italia ha generato gran parte degli squilibri statistici legati al Covid, il quale ha impattato in maniera evidente proprio nelle regioni del nord (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna) mentre ha “risparmiato” quelle del Sud. Ma, nonostante questi dati che tra poco vedremo, la crisi si è spalmata a livello nazionale, ha tagliato le gambe della vita civile e ha costretto milioni di bambini a stare in classi con mascherine.

 

 

Mortalità 2020 Lombardia

 

Concentrandoci ora sul caso Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia è bene sapere che il suo caso è stato unico, non solo in Italia, ma nel mondo. Tanto che agli inizi vantava numeri talmente imponenti da rimanere elevati anche a confronto della Cina, la parte del mondo da cui sarebbe partita l’epidemia. Già quest’aspetto farebbe impallidire gran parte dell’impalcatura che il mainstream ha messo in piedi, a partire dallo spettacolo indecoroso delle bare di Bergamo. Ora, diamo un’occhiata, facendo riferimento ai dati ufficiali dell’Istat[11] della situazione della Lombarda in riferimento a tutte l’età:

 

 


 

 

 

 


Come si vede dal grafico l’aumento è stato evidentissimo, concentrato soprattutto nei mesi fatidici di marzo e aprile. Al contrario, come ha fatto riferimento anche l’Istat in uno degli ultimi documenti riferiti al Covid, la mortalità di gennaio era addirittura inferiore del 10,3% per tutte le fasce d’età, mentre la mortalità riferita alle persone più anziane, quelle coinvolte nel Covid, era inferiore addirittura del 10,2%. In poche parole, ben prima degli allarmismi mediatici, nella regione più martoriata dall’epidemia, la classe più suscettibile a quest’ultima moriva di meno rispetto alla media dei cinque anni precedenti nonostante il virus fosse presente (come ha documentato l’Università di Siena assieme all’Università e all’Istituto Nazionale dei tumori di Milano[12], in Lombardia era presente dal 9 settembre). Questo dato, se fosse stato strombazzato in tv e sui giornali, avrebbe fatto capire ai pandemisti più radicali che il problema è stato del tutto politico, probabilmente legato alle decisioni di un Ministero della Salute che pensava ad altro.

 

Il dato lombardo è fondamentale perché ci fa capire l’evidente questione geografica di tutta questa faccenda.

 

Andando poi nello specifico, nella provincia di Bergamo, si passa da un -7,7 % di gennaio e un -2,4% di febbraio, ad un +575% di marzo (si passa in termini numerici da una media di 1.180 morti nei 5 anni precedenti, a 6.328 morti; e di questi ben 3.892 erano morti di altre patologie, come ha evidenziato l'Istat nei suoi primi report). Questi dati poi sono unici anche se rapportati ad altre provincie lombarde. Vediamo il caso di Varese: a marzo la mortalità ha compiuto un salto sicuramente grande, del 36,1%, ma sicuramente minore rispetto al +575% bergamasco. Insomma, anche nella stessa Lombardia ci sono dati assai sospetti, che disegnano un quadro legato solo ad alcune realtà. In altre invece, nonostante il clima di panico e un aumento di mortalità (sempre legato alle fasce più anziane, ad esempio sempre nel caso di Varese, a marzo, la fascia d’età 0-54 ha avuto una diminuzione della mortalità del 0,6% rispetto alla media 2015/2019, e del 7,7% rispetto al 2015), si è assistito a numeri meno catastrofici.

 

 

 

Mortalità Campania 2020

 

 



 

 

 

In Campania nulla è comparabile con quello che è accaduto in Lombardia. Le differenze sono talmente evidenti che ad un primo sguardo ci si rende conto che qualcosa non va. Nemmeno quell’aumento di mortalità che c’è stato, ed impossibile non ammetterlo, può far gridare al disastro sanitario, perché tale aumento rientra comunque in una proiezione statistica tollerabile. Certo, se nel 2020 non ci fosse stato il panico indotto dai media, dagli influencer e dai politici probabilmente avremo avuto meno decessi. Ma questo discorso non fa al caso nostro. Però, per ridimensionare un attimo i numeri dell’annata Covid, basti pensare che nel 2015, uno degli anni peggiori dell’ultimo quinquennio dovuto all’alta mortalità causata dalle sindromi simil-influenzali, rispetto al 2014 c’erano stati 4581[13] morti in più.

 

Paradossalmente più della cifra del 2020 rispetto al 2019 (50.425 morti nel 2019, l’anno con più bassa mortalità dell’ultimo quinquennio, contro i 54.782 del 2020). Insomma, un salto statistico sicuramente importante e degno di nota, certamente preoccupante, ma comunque meno catastrofico del previsto, soprattutto quando la rete mediatica bombarda i cittadini con una propaganda martellante e a tratti ingiustificata. Perché nel 2015 non ci fu tutto questo clamore per gli oltre 4000 decessi in più rispetto al 2014, e perché nessuna televisione, anche regionale, non si impegnò nel verificare i motivi di tali decessi? Forse perché la Campania è una delle regioni con la più bassa aspettativa di vita[14] e con la sanità più deficitaria[15]? Sono solo ipotesi.

 

Il motivo per cui non ci sia stato un balzo statistico devastante è un mistero, ma vediamo alcuni numeri, sempre basandoci sui dati dell’Istat, che disegnano un quadro molto diverso rispetto ai quello settentrionale.

 

 


 



Dai grafici si vede anzitutto che la fascia che sarebbe a rischio Covid, in Campania, dai 75 anni in su, in tutto il 2020, ha avuto un aumento sicuramente importante, ma meno incredibile del previsto, rispetto alla media 2015/2019 (rispetto al solo anno 2017, invece, c’è stato aumento del 2,4%). Il che farebbe ragionare anche l’ultimo degli sprovveduti: la sanità meno performante d’Italia al cospetto di un patogeno nuovo avrebbe come minimo sofferto la perdita delle fasce più deboli, in una regione con la più bassa aspettativa di vita. Sono considerazioni logiche e razionali che nel quadro del dibattito televisivo trovano poco spazio.

 

Non si capisce il motivo per cui la Lombardia abbia patito le pene dell’inferno in due mesi del 2020, mentre nel frattempo, in Campania, regione comunque estesa e densamente popolata come la Lombardia, tutto è andato nella norma, se non per l’utilizzo delle presunte regole covid che hanno distrutto la psiche dei più fragili. In generale, si è registrato “solo” un timido balzo dell’1,7 % durante i mesi chiave del 2020, febbraio, marzo e aprile. Mentre per le fasce più giovani (in cui ho inserito anche coloro che hanno dai 55 ai 64 anni), che, come abbiamo visto anche a livello nazionale non hanno subito praticamente nulla, e questo ci dovrebbe far riflettere, i numeri di quei tre mesi sono ancora più bassi in quanto hanno visto una diminuzione dell’1,2% (25,2 morti in meno). Se invece spostiamo il contatore dalla media 2015/2019 a quella del 2015, altro anno nero a causa dell’influenza[16], i morti riferiti a tutte le fasce d’età sempre in quei tre mesi diminuiscono nettamente, e anche di molto. Si registra infatti un calo del 3,2% (495 morti in meno).

 

Il caso di Napoli è ancora più emblematico. È la città quinta densamente popolata della Penisola ed è storicamente e socialmente “antitetica” rispetto al concetto di distanziamento sociale. Qui i numeri sono veramente incredibili.

Procediamo ancora per fasce d’età, quella che va dai 75 anni in su, prendendo come riferimento i mesi di aprile e marzo, che hanno visto o un aumento dei decessi meno eclatante del previsto. Si è passati da 3.125,8 decessi della media 2015/2019 a 3225 (quasi cento morti in più). Nelle fasce più giovani (che arriva fino ai 64 anni) la mortalità totale è stata di poco superiore rispetto alla media 2015/2019, si è registrato infatti un numero di 4728 decessi, superiore di 288 rispetto ai 4439 della media. I giovani della fascia 0-49, invece hanno riscontrato una diminuzione nettissima del 2,5%.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Conclusioni

 


 


 


Una cosa è certa: se i media invece di dare numeri decontestualizzati avessero pensato a calmare la popolazione, la situazione avrebbe avuto effetti meno evidenti. Purtroppo, da un anno e mezzo siamo vittime di una disinformazione totalizzante, soffocante e velenosa.  Che è passata dal minimizzare un problema, messo in luce chiaramente sin dall’inizio da autorevoli riviste scientifiche[17] ("le conseguenze cliniche complessive del Covid-19 potrebbero essere in definitiva più simili a quelle di una grave influenza stagionale o di un'influenza pandemica piuttosto che di una malattia simile alla SARS o alla MERS, che hanno avuto tassidi mortalità dal 9 al 10% e 36%, rispettivamente", New England Journal of Medicine) e addirittura dall’Oms[18] (avendo poi ragione), fino al richiamare termini bellici che non si vedevano da 70 anni, creando letteralmente il panico nella nostra società. Le responsabilità di questo scempio, che vanno dal giuridico e scientifico fino al sociale ed etico, sono in larga parte dovute ad una classe dirigente incapace, ad un sistema sanitario sempre più nelle grinfie dei privatizzatori e ad una classe giornalistica che ha riscoperto la sua tendenza ad amare il governo e le sue scelte. Con i provvedimenti presi da oltre un anno, ci chiediamo se siamo o no ancora dentro un sistema che possa definirsi democratico: i dubbi sono molti, così come le perplessità di chi si sta rendendo conto che le democrazie occidentali sono arrivate ad un punto di rottura, che era già nell’aria negli ultimi anni. Possiamo parlare di una post-democrazia, dove ciò che conta è la sicurezza sanitaria a discapito della libertà, la salvaguardia (presunta) della salute rispetto ai diritti inalienabili concessaci da quelle carte costituzionali che qualcuno sembra aver dimenticato o addirittura calpestato. Un sistema biopolitico che richiamando i concetti di Foucault si sta solidificando sempre di più, senza tener conto di un libero controllo democratico alla cui base dovrebbe esserci il popolo, da sempre decisore in una democrazia. Tuttavia, tutto questo sta per concludersi e le distopie novecentesche, bollate solo come immaginarie e irrealizzabili, stanno progressivamente tornando alla ribalta, rosicchiando tutto quel che ci rimane di un Occidente ormai destinato alla rovina sociale ed intellettuale, che non ha reagito (se non nell’ultimo periodo) ad un potere che sin dall’inizio ha lanciato messaggi chiari e limpidi. Messaggi che la propaganda ha travisato usando termini legati all’emotività e non alla razionalità, mentre il governo seguendo una apparente normatività generale, studiava tutti i modi per mettere le catene a noi schiavi di un sistema arrivato ad un punto finale.



[1] https://www.bloomberg.com/opinion/articles/2021-03-24/when-will-covid-end-we-must-start-planning-for-a-permanent-pandemic

[2] https://www.latimes.com/o4lxx-nr_os-123

[3] http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato4917961.pdf

[4] https://group30.org/images/uploads/publications/G30_Reviving_and_Restructuring_the_Corporate_Sector_Post-Covid.pdf

[5]  https://www.milanotoday.it/attualita/coronavirus/contagi-carroponte-ats.html

[6] https://www.agi.it/salute/news/2020-11-19/mortalita-covid-alta-perche-italiani-invecchiano-male-10346136/

[7] https://europa.today.it/ambiente/italia-66mila-morti-smog.html

[8] https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/boom-di-infezioni-ospedaliere-in-Italia-49mila-morti-anno-9be9182b-1e30-4d24-a166-9424981a3e3e.html#:~:text=15%20maggio%202019%20%C3%88%20boom,sepsi%20nell%27intera%20Unione%20Europea.

[9] https://www.istat.it/it/archivio/238447

[10] http://www.dmi.unipg.it/mamone/sci-dem/scidem.htm

[11] https://public.tableau.com/views/Variazioni/DecessiIstat?:language=it&:display_count=y&publish=yes&:origin=viz_share_link&:showVizHome=no#3

[12] https://unisinforma.unisi.it/2020/11/16/casi-di-coronavirus-in-italia-gia-nellestate-2019-lo-rivela-uno-studio-dellistituto-tumori-con-le-universita-di-siena-e-milano/

[13] https://www.osservatoriosullasalute.it/wp-content/uploads/2021/05/RO-2020-covid.pdf

[14] https://www.repubblica.it/salute/ricerca/2018/02/19/news/l_italia_a_due_velocita_chi_abita_al_sud_vive_meno_a_lungo-189217095/

[15] https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/la-sanita-divide-litalia-maglia-nera-alla-campania

[16] https://www.affaritaliani.it/cronache/febbre-nausea-dolori-arriva-l-influenza-killer.html

[17] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMe2002387

[18] https://www.who.int/health-topics/coronavirus#tab=tab_1






Commenti

Post popolari in questo blog

La guerra e gli scenari futuri

Jacob Schiff, il banchiere più potente di Wall Street

Covid, ci risiamo!