Greenpass e neofeudalesimo
A cura di Giancarlo Pacelli
All’indomani dell’anniversario della morte di Indo
Montanelli, la Repubblica
ha voluto toccare veramente il fondo, come mai aveva fatto. Il titolo apparso
nella versione online dello storico periodico di Eugenio Scalfari ha voluto in
un certo senso mettere una pietra tombale sul giornalismo italiano aprendo di
fatto un nuovo modo di capire ed intendere la comunicazione. Non più cane da
guardia del potere, ma difensore del potere. Non più autentico rappresentante di
una narrazione pulita, ma un coacervo di saltimbanchi non in grado nemmeno di
articolare un concetto logico. Ormai, a distanza di un anno dall’epidemia, il
mondo dell’informazione si è bloccato in un cunicolo poco affascinante, in
quanto fin troppo esposto a dinamiche visibili, che il popolo italiano, lungi
dal rappresentarlo estremamente retrogrado ed ignorante, le sta capendo. Ed
ecco che il giornalismo sta ottenendo l’opposto di quello che realmente ha in
agenda, ossia accaparrarsi sempre di più fette di audience sfidando le altre
forme di comunicazione di massa (legate, ad esempio, al complesso mondo della
rete), mettendo dinanzi al pubblico le sue innumerevoli incapacità. Non basta
nemmeno leggere la posizione nella graduatoria della libertà di stampa del
nostro paese per capire appieno quanto ormai il pensiero unico è entrato nelle
corde di tutti i canali informativi. Non che due o tre anni fa fosse meglio,
anzi. Ma almeno, prima dello scoppio pandemico, vi erano voci libere che
cercavano di criticare le mosse del governo. Oggi invece silenzio totale.
Servendosi dei cosiddetti debunker, personaggi che fanno di tutto per ammazzare
la libera informazione spacciandola come bufalara, il potere riesce a
controllare tutti gli umori, tutte le sensazioni della popolazione in modo da
solidificare sempre di più la sua presenza in ogni ambito della società. Che il
sogno di gran parte dei nostri governanti possa essere identificato in un
marxismo 2.0 riverniciato è cosa ormai palese e ovvia, chi ha occhi per vedere
e orecchie per sentire, avrà già capito che l’obiettivo di nuova normalità,
annunciato a tambur battente praticamente sin dall’inizio, è l’obiettivo
finale. Questo fabianesimo moderno che mette i brividi già a pensarlo si serve
del giornalismo mainstream per far apparire come ovvie cose che in realtà sono
a dir poco aberranti.
Basti pensare all’orrido green pass, cosa che in realtà era l’Unione
Europea aveva in cantiere
già dal 2018, aggeggio incostituzionale che dovrebbe certificare il fatto
che tu sia guarito o no da una malattia, con la speranza di limitare il
cosiddetto contagio (ormai diventato una vera e propria chimera in grado di
decidere le sorti di una nazione). È come se per andare al supermercato, ben
prima del Covid, qualcuno ti avesse chiesto un documento che certifica che tu sia
guarito dal tetano. Tu lo avresti sicuramente mandato a quel paese. Roba folle
e da trattamento psichiatrico, che invece di tranquillizzare la situazione con politici
che lo considerano strumento di libertà, alimenta ancora di più il nonsense di
questa situazione psicopandemica. Tuttavia, con la potenza dei media oggi è
considerato normale mostrare al tuo prossimo il tuo stato di saluto legato ad
una malattia simil-influenzale assolutamente curabile. Il trattamento fatto al
cervelloni degli italiani, che nemmeno le teste pensanti della Scuola di Francoforte
si sarebbero potuti immaginare, è talmente ben riuscito che non servono nemmeno
chissà quali numeri per dimostrare di essere in emergenza, in quanto quest’ultima
è entrata perennemente nella testa, e non se andrà più. Allo stesso modo appare
ormai assodata l’assenza di una voce fuori dal coro che critichi, con dovizia
documentale, tutto quello che non va in questo lasciapassare che ricorda molto
le atmosfere tipiche della Repubblica democratica tedesca o del Sudafrica;
ormai ci siamo abituato a vedere in televisione personaggi decaduti, nani e
ballerine che per due spicci si vendono per promuovere il diktat governativo.
Non possiedi il greenpass? Allora stai a casa e non rompere, sarà questo il
monito orwelliano delle prossime settimane. Non sei immunizzato, sei un
pericolo ambulante anche se non manifesti quei particolari sintomi legati al
Covid-19 (comuni ad altre situazioni che rientrano nella galassia delle ILI,
influenza like illness). Non sei all’altezza di chi ha quegli anticorpi che ehi
potresti avere anche senza l’inoculazione, ma questo ai nostri governanti non
importa. O ti doti del green pass o te ne stai a casa, magari a cenare con
altri amici che non si sono inoculati. Qualcuno direbbe che il governo lo fa
per la nostra salute (certamente il passato dei nostri governanti in materia di
salute fa acqua da tutte le parti, con circa 34
miliardi di euro tagliati alla sanità), al fine di non rientrare nelle
orrorifiche atmosfere da lockdown (che si sono dimostrate assurde
ed inutili), ma in realtà una persona dotata di cervello pensante dal
governo si aspetterebbe una serena gestione della cosa, senza per forza
scatenare i cani giornalistici pronti ad azzannare chiunque dissentisse e a
mostrare come l’unica salvezza l’utilizza dello squallido pass verde (che poi
cos’ha di verde?). Insomma, il clima è infervorante, e se non ci diamo una mossa
potrebbe diventarlo ancora di più. Dobbiamo fare di tutto per contrastare questo
domani orrido, con tutte le nostre forze poiché ahimè non abbiamo nessuna
speranza riposta nei capi dell’informazione tricolore, talmente impegnati a proteggere
il potere che non mettono in dubbio nemmeno le loro posizioni espresso un
minuto fa.
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