COVID-19
A cura di Giancarlo Pacelli
Pre-Covid
Il covid è stato l’evento più catalizzante di questa prima
porzione di secolo. Nessun altro sconvolgimento di portata intenzionale ha
ridefinito i rapporti di forza, la socialità tra gli individui e la
comunicazione perpetrata dai media nazionali. Anzi, le misure adottate a
livello nazionale e internazionale, vanno ben oltre la narrativa che esista un
patogeno in grado di infettare e far ammalare migliaia di persone. In quanto
tutte le misure messe in atto, soprattutto a livello di strategia comunicativa,
piuttosto che aiutare la popolazione hanno definitivamente affossato qualunque
pensiero critico, o comunque qualunque forma di risposta che non sia aderente
all’opinione comune. E questo penso che sia un fatto da tenere in mente in
quanto mai un fenomeno sociale ed economico, oltre che sanitario ma in minima
parte (tanto che Richard Horton[1],
direttore del Lancet, l’ha dichiarata non una pandemia ma una sindemia e
i numeri lo confermano[2]),
abbia avuto effetti così devastanti a livello popolare: forse solo le due
guerre mondiali, con le ovvie conseguenze dal punto di vista di morti e di
disperazione collettiva, hanno portato a casa un ridisegno di una intera
società. Applicazioni propagandistiche che nel caso del Covid 19 hanno avuto un
vero e proprio percorso scientifico nei paesi europei e in quelli anglosassoni.
È un caso? O una patologia, per quanto infettiva sia, dovrebbe infettare solo
una determinata fascia di popolazione lasciando praticamente intatta la
mortalità l’altra fascia di popolazione più giovane? Sono numeri che parlano da
soli. Non mi sembra che i paesi asiatici o africani abbiano dei sistemi
nazionali più efficienti di quelli europei e anglosassoni. Eppure, il Covid-19
ha dato un colpo di grazia proprio quei paesi che storicamente vantano una
maggiore capacità di contenere le malattie grazie all’abilità dei propri
specialisti. E allora, è normale che tutto questo ambaradan che soffriamo da
oltre un anno possa essere considerato compatibile con quello che ci viene
somministrato giornalmente dai media mainstream? Se negli anni passati, un solo
telegiornale avesse parlato delle malattie dovute alle infezioni ospedaliere
con la stessa enfasi di quella utilizzata per il covid, avremo avuto un contro-circuito
a livello sanitario incredibilmente elevato, in quanto le infezioni ospedaliere
sono una delle cause principali di morte in Italia, ma la maggioranza della
popolazione non n’è a conoscenza. È normale tutto questo? Sono domande
legittime o devo prendere per buona l’idea che i paesi sviluppati europei siano
più vulnerabili alle malattie infettive che provengono dal lontano oriente?
Certamente non è così, in passato ci sono state diverse patologie relativamente
nuove che hanno colpito sicuramente con maggior violenza i paesi considerati
“sviluppati”. Ma mai si era arrivati a sigillare le economie nazionali con la
speranza che un virus visto come il male di tutti i mali, non andasse a decimare la
popolazione. Eppure, tutto questo è successo con la
compiacenza delle istituzioni che con poca trasparenza democratica hanno deciso
di affrontare il fenomeno seguendo metodologie cinesi mettendo da parte
qualunque altra via alternativa (cure domiciliari, visite dei medici del
territorio etc.), che se sperimentata avrebbe potuto far respirare il nostro
sistema sanitario nazionale.
Le avvisaglie
Nel nostro mondo globalizzato poche sono le cose che possono
accadere all’improvviso, senza una adeguata pianificazioni delle azioni da
attuare da parte dei paesi. Il Covid invece è stato proprio quell’evento che si
è palesato in maniera improvvisa, con i governi di tutto il mondo impantanati
su quale strategia adottare o quali informazioni dare ai propri cittadini. La
sua irruenza ha messo in soqquadro i sistemi sanitari, la sua pervasività ha
tagliato le gambe al sistema informativo, prima preoccupato nel dare notizie
economiche o geopolitiche. Tutto il 2020, ed anche il 2021, è stato
contraddistinto dalla parolina Covid. Covid che si diffonde a causa della
movida estiva, Covid nelle Rsa, Covid che colpisce le scuole etc. Ma come è
possibile che i paesi più industrializzati del mondo, o quelli in via di
sviluppo, siano stati così scellerati da non sapere cosa fare nel momento in
cui un patogeno ha varcato le nostre frontiere. Ovviamente non è così, i
servizi di intelligence che operano a beneficio dei propri paesi, proprio
seguendo dinamiche di raccolta informativa, sanno benissimo cosa fare. Sanno
benissimo cosa consigliare ai governi e come agire in qualunque scenario probabile.
E anche nel caso del Covid è ormai chiaro che molte centrali di potere sapevano
dell’avvento di un patogeno.
Rockefeller Foundation report (2010)
“The RF [Rockefeller Foundation] was involved in all
aspects of public health: ideas, theory, research, professional training,
practice, implementation, organization and institution building. As the only health agency truly operating
internationally until the founding of
the WHO [World Health Organization] in 1948, it helped to shape global public
health to a greater extent than any other
organization of its day.”[3]
“La FR [Fondazione Rockefeller] è stata coinvolta in
tutti gli aspetti della salute pubblica: dalle idee alle teorie, fino alla ricerca,
formazione professionale, pratica, implementazione, organizzazione e alla costruzione
delle istituzioni. Essendo l'unica agenzia sanitaria realmente operante a
livello internazionale fino alla fondazione dell'OMS [Organizzazione Mondiale
della Sanità] nel 1948, ha contribuito a plasmare la salute pubblica globale in
misura maggiore di qualsiasi altra organizzazione del suo tempo”
Una di queste, la più importante del mondo nonché la più
sconosciuta ai più, è la fondazione Rockefeller. Fondata nel 1913 dal magnate
John D. Rockefeller, questa fondazione è da più di cento anni la centrale di
potere più influente del globo. Non esiste governo, multinazionale o
istituzione che non abbia avuto a che fare con i Rockefeller e la loro
dominanza a livello globale. Le fondazioni, nate da un’idea geniale del magnate
dell’acciaio Andrew Carnegie, sono il grande strumento con cui personaggi di
spicco del mondo finanziario e non fanno defluire miliardi di dollari, che
vanno principalmente a proteggere parte del loro reddito dalle tasse. Anche nel
caso del Covid 19 il canovaccio della indissolubile presenza delle fondazioni si
è ripetuto. E già perché nel 2010, in tempi non sospetti, a distanza di un anno
dalla pandemia influenzale H1N1, definita poi dal Consiglio Europeo di
Strasburgo come una “falsa pandemia”[4]
grazie all’intervento di due giornalisti londinesi che dimostravano i conflitti
di interesse tra OMS e Roche e GlaxoSmithKline (le due produttrici dei farmaci
contro l’H1N1), la fondazione a suo dire filantropica, stilava nel suo rapporto
annuale le cose da fare e non fare in caso di pandemia. È incredibile
constatare come le cose scritte in questo documento, nella parte chiamata Lockstep,
si siano poi materializzate un decennio dopo. E non è un caso che i Rockefeller
citassero lo stato padrone cinese, come esempio massimo di controllo capillare.
Loro, la famiglia più benestante degli Usa e invischiata in affari loschi e
sconosciuti all’opinione pubblica, vedono nel Dragone come un modello da
esportare nella Vecchia Europa. Che dire, loro si che amano la democrazia.
Leggere qui[5], a
pag.19.
Crimson Contagion (gennaio-agosto 2019)
Perché ho accennato ai servizi di intelligence? Semplice,
perché nelle loro abitudini operative “sanno gran parte di ciò che potrebbe
accadere”. E questo cosa significa? Significa che agendo assieme ai governi
hanno gli strumenti per decidere cosa deve o non deve fare uno stato in una
specifica condizione. E allora gli stati sapevano di una imminente crisi
pandemica? C’è da dire che prima dell’avvento del Covid-19, c’erano stati forti
segnali di una imminente “pandemia”. Lo dimostra la mega simulazione Crimson
Contagion[6],
diretta e organizzata da Alex Azar, capo del Dipartimento della salute e dei
servizi umani (HHS) sotto l’amministrazione Trump. Assieme al dipartimento della salute hanno
partecipato: il Consiglio di sicurezza nazionale, il Dipartimento della salute
e dei servizi umani, il Dipartimento dell'agricoltura, il Dipartimento del
commercio, il Dipartimento della difesa, il Dipartimento dell'energia, il
Dipartimento della sicurezza interna, il Dipartimento della casa e dello
sviluppo urbano degli Stati Uniti d'America, il Dipartimento degli Interni
degli Stati Uniti d'America, il Dipartimento della giustizia, il Dipartimento
del lavoro, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, il
Dipartimento dei trasporti, il Dipartimento del tesoro.
Nota particolare: questa immensa simulazione non fu nascosta
agli uomini che contavano. Ray Dalio, fondatore del fondo di investimenti
Bridgewater, aveva avuto accesso al documento top secret concernente le
operazioni di Crimson Contagion. A novembre 2019, in tempi non sospetti,
scommesse 1.5 miliardi di dollari[7]
sulla caduta dei listini azionari entro marzo 2020. Strane coincidenze perché
lo stesso Dalio, “predisse”, sempre con ammirevole qualità da futurologo, la
crisi finanziaria del 2008.
Collaborazione Pfizer-GlaxoSmithKline (agosto 2019)
Ma la lungimiranza non è propria solo delle fondazioni o dei
fondi di investimento, ma è anche di casa nei colossi farmaceutici. Pfizer e
GlaxoSmithKline nell’agosto 2019[8]
hanno iniziato una nuova comune strategia commerciale nella vendita e nella
produzione di farmaci da banco (e di vaccini), in un periodo in cui non si
parlava né di pandemia né di vaccinazione di massa, dove nessuno pensava al
fatto che le aziende farmaceutiche bramavano nel vedere soggetti sani
considerati malati (seguendo il sogno di Henry Gadsen della Merck). Tra le due,
come ben sappiamo, la compagnia inglese non ha partecipato alla corsa al
vaccino anti Covid-19, ma ha comunque aiutato e finanziato l’azienda Pfizer,
che oggi invece gode di credibilità e rispetto nonostante porti avanti una
tipologia di farmaco mai sperimentato e con zero esperienza clinica alle
spalle.
“The completion of the joint venture with Pfizer marks
the beginning of the next phase of our transformation of GSK. This is an
important moment for the Group, laying the foundation for two great companies,
one in Pharmaceuticals and Vaccines and one in Consumer Health.” (GSK, 1 agosto 2019)
ID2020 (19 settembre 2019)
Forse quest’elemento dovrebbe essere inserito nel mondo
post-Covid, ma l’ID2020 merita di essere già menzionato non solo perché intende
intavolare una questione, come quella dell’identità digitale, ma anche perché
vede dietro nomi che abbiamo già incontrato. Come ad esempio l’onnipresente
Fondazione Rockefeller, che quando si tratta di dimostrare il suo amore per
l’umanità dà il suo meglio. Assieme alla Rockefeller Foundation, abbiamo la
Microsoft e la GAVI che a settembre 2019 si riunirono in un summit a New York
chiamato “Rising to The Good ID Challenge”. L’ID2020 punta essenzialmente a
rendere di comune praticità la cosiddetta identità digitale, alla cui base ci
sarà ovviamente la totale digitalizzazione della società. E la cosa più
inquietante è che tutti questi aspetti, questi fatti, che si concatenano
seguendo un filo cronologico, saranno poi ribaditi nel piano del Grande Reset
portato avanti dal World Economic Forum, la stessa entità che aveva organizzato
la simulazione pandemica Event 201.
Event 201 (18 ottobre 2019)
Altro evento sicuramente casuale ma fortemente significativo
non solo per la data (ottobre 2019) ma anche perché portato avanti da centri di
potere privati è l’Event 201. Quali sono questi centri di potere? Il World
Economic Forum, che troveremo poi avanti nella proposta del Grande Reset, la
Bill and Melinda Gates Foundation, altro organo che detta l’agenda sanitaria
globale e la John Hopkins University, il cui dipartimento relativo alla salute
fu fondato proprio dalle donazioni della Rockefeller Foundation. Assieme ai soliti
noti parteciparono a New York altri nomi importanti legati al mondo del
pubblico e del privato.
Leggiamo un primo frammento tratto dal sito della John
Hopkins University[9] che
parla della prossima pandemia. Ricordiamo siamo nell’ottobre 2019:
“La prossima grave pandemia non solo causerà gravi
malattie e perdite di vite umane, ma potrebbe anche innescare importanti
conseguenze economiche e sociali a cascata che potrebbero contribuire
notevolmente all'impatto e alla sofferenza globali. Gli sforzi per prevenire
tali conseguenze o per rispondervi man mano che si manifestano richiederanno
livelli di collaborazione senza precedenti tra governi, organizzazioni
internazionali e settore privato”.
Vaccino a Mrna prodotto da NIAID e Moderna (dicembre 2019)
Documenti confidenziali appena rilasciati, ci chiariscono un
quadro abbastanza losco ed inquietante perché demolisce tutto l’impianto
narrativo di una presunta emergenza arrivata all’improvviso. Il 12 dicembre
2019, 19 prima dello scoppio della epidemia a Wuhan, un accordo tra Moderna e
l’Università della Carolina del Nord, riferiva che una serie di “candidati
al vaccino a Mrna contro il coronavirus”, sarebbero stati inviati
all’Università. Moderna compiva queste azioni con la supervisione del “National
Institute of Allergy and Infectious Diseases” (NIAID) di Anthony Fauci,
co-proprietario e co-sviluppatore del vaccino Moderna mRNA -1273. Ecco uno
screenshot del documento[10]
a pagina 105:
Accordo Cepi-Moderna (gennaio 2020)
La Cepi[11]
(Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), una delle tante organizzazioni
messe in piedi grazie alla Bill and Melinda Gates Foundation e al World
Economic Forum, aveva predisposto la creazione di un vaccino due settimane dopo
la riunione di Davos (21-24 gennaio 2010) e una settimana prima del lancio di emergenza
sanitaria da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (30 gennaio 2020),
a cui partecipò il Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, biologo ed ex ministro etiope
affiliato ad un noto movimento chiamato Fronte Tigrino, vicino al partito
comunista cinese[12] e già
membro di alcune organizzazioni di Gates come GAVI (fondata nel 2000 e autrice
della nota Global Health Agenda a cui l’Italia aderì[13]
preparando la nota Legge Lorenzin) e il Global Fund. Tutte queste
organizzazioni hanno nei vaccini lo strumento fondamentale di condizionamento
dei governi e perseguono logiche del tutto svincolate dal bene pubblico, tanto
che gli stati si trovano in balia di pochi privati che detengono un potere
finanziario inimmaginabile.
Lo stesso Ghebreyesus, due giorni prima dell’annuncio di
emergenza internazionale, aveva incontrato il presidente cinese Xi Jinping confermando
quello che era prevedibile, ossia l’elogio dell’etiope nei confronti della
risposta cinese a Wuhan. Tutto questo però accadeva quando gli stessi cinesi
avevano nascosto platealmente i primi casi di polmoniti, che sarebbero poi
stati dovuti ad un nuovo Coronavirus (il cui isolamento, processo di estrazione
del materiale virale dalle altre componenti del secreto del paziente, non
sarebbe mai avvenuto secondo i Postulati di Koch).
Tornando alla Cepi, come poteva già organizzare un primo
tentativo vaccinale quando il Sars-Cov 2 era un fenomeno legato all’area urbana
di Wuhan (al di fuori della Cina, al momento della conferenza dell’Oms i casi
erano solo 83 distribuiti in 18 paesi[14])?
È lecito farsi queste domande? O dobbiamo credere che l’azienda biotecnologica Moderna,
assieme a Cepi, avesse già capito che quella malattia infettiva cinese avrebbe
poi colpito l’Europa e il Nord America? Altra particolarità da non
sottovalutare: Moderna sperimentava a Seattle il proprio vaccino con tecnologia
sperimentale a Mrna sui primi volontari, circa 46, il 16 marzo 2020, cinque
giorni dopo la nota conferenza stampa dell’Oms, e a distanza di settimane prima
che il virus mettesse in “crisi” gli Usa e i paesi europei. E sempre Moderna,
assieme all’onnipresente Cepi, era in costante contatto con il potentissimo
Anthony Fauci che l’11 febbraio 2020[15]
annunciava l’imminente sviluppo di un
vaccino, che in realtà era già stato formalizzato il 19 dicembre 2019, quando
il covid-19 negli Stati Uniti aveva interessato solo 15 persone[16].
“Stiamo lavorando con l’azienda biotecnologica Moderna e con la Cepi
(Coalition for Epidemic Preparedness Innovation)”, disse Fauci affermando
anche che il futuro “vaccino” sarebbe poi stato basato “non sul virus ma
sull’informazione contenuta nella mappe geniche finora pubblicate sulle banche
dati”. A questo aggiungiamo le parole che Richard Hatchett, CEO di Cepi
riferì in una intervista il 6 febbraio 2020[17],
pochi giorni dopo l’inizio delle sperimentazioni:
“So we have been thinking about how could we design
sustainability into the programs from the beginning. And part of that was doing
a global survey of manufacturing capacity to think about where we wanted to
plant the manufacturing of any successful products we were able to bring
forward. We did that in the last year or so”.
Sono tutte “coincidenze” ma se viste in un certo quadro
fanno capire bene la situazione e la pressione in cui l’OMS era inserito, che
puntava a dichiarare quanto prima l’emergenza sanitaria al fine di giustificare
i grossi centri sanitari a lanciare il loro farmaco miracoloso. Ovviamente,
tutte questo informazioni sono state maldestramente tacitate dai media, in
quanto aspettarsi da loro una cronologia degli eventi, senza tentativi di
manipolazione, è una pretesa fin troppo grande.
(https://twitter.com/cepivaccines/status/1220403859719409664)
Il covid nel mondo
Una pandemia che si rispetti deve avere un suo percorso
omogeneo, che vada a colpire più zone possibili. Leggendo la definizione di
pandemia enunciata dalla FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri), si capisce che è un concetto molto più estremo
rispetto a quello che abbiamo vissuto in un anno e mezzo. L’estratto del documento[18]
a pagina 2 dice che:
“Si parla invece di pandemia quando un’epidemia si
diffonde a più continenti o in tutto il mondo. Prima dell’influenza da H1N1
del 2009 la definizione teneva conto anche della gravità della malattia che
doveva causare “numeri molto alti di morti e malati”. Attualmente la differenza
tra pandemia ed epidemia segue solo un criterio di diffusione geografica, anche
se psicologicamente una pandemia è percepita dall’opinione pubblica come più
grave di un’epidemia”.
Se il Sars-Cov 2 è da considerarsi un fenomeno globale, in
grado di piegare interi paesi a causa della sua virulenza, qualcuno mi dovrà
spiegare perché un continente come l’Africa abbia numeri a dir poco risibili. È
lecito pensare a questo virus non come ad un evento globale ma ad una infezione
che muta in base al modo con cui i paesi lo affrontano? L’Italia è un caso
emblematico, talmente palese che chi è responsabile di questo scempio si sia
meritato la sua conferma alla guida della sanità nazionale. Tuttavia, per
fortuna, non tutti i paesi sono caduti nella “trappola” ma hanno affrontato l’evento
in serenità, nonostante i timori iniziali o la paura di affrontare un qualcosa
di diverso. Prendiamo il caso di due paesi, il Senegal e la Tanzania. Il primo
ha riscontrato la modica cifra di 1.159 decessi a fronte di 42.677 casi
totali (dati del 25/6/21). L’aspetto comune è che la maggior parte di chi
prende questo virus lo supera in maniera brillante. Di quei 42.677 casi, infatti,
ben 41.058 non hanno avuto alcuna necessità di ricovero.
Il secondo è un caso ancor più clamoroso che i nostri media
badano bene a riportare in quanto fa capire che il fenomeno covid sia in realtà
altamente curabile con le giuste terapie. In Tanzania addirittura si contano 21
morti. La Tanzania è uno dei paesi più poveri del Continente e nonostante
questo è riuscita ad evitare i consigli dell’OMS e ha perseguito una propria
linea nazionale. C’è da dire che i risultati ottenuti in questo paese sono un
esempio lapalissiano di come i nostri media abbiano ingigantito un problema che
alla base poteva essere risolto. Stranamente, questo risultato è stato oscurato
così come la morte di John Magafuli che ha ridimensionato il panico andando
incontro ai propri cittadini, cosa rara al giorno d’oggi. Il presidente
Magafuli è deceduto a causa di un sospetto infarto all’età di 69 anni e molti quotidiani
online[19],
invece di omaggiarlo, lo hanno definito come un irresponsabile perché non
faceva indossare le mascherine.
In Europa il caso più emblematico e bullizzato dai media
riguarda la Svezia. Ricordiamo ora con piacere le previsioni dell’Imperial
College, guidato da Neil Ferguson, che all’inizio della faccenda pandemica, il
16 marzo, incaricato dal governo di Johnson, “prevedeva” per il suo paese che
senza l’ausilio del lockdown avrebbe avuto 510.000 morti[20],
mentre la Svezia avrebbe contato circa 96.000 decessi[21]
in un solo anno (questa previsione fu adottata dall’Università di Uppsala che
ha usato i parametri di Ferguson). Ed invece, il catastrofismo dell’epidemiologo
britannico è stato ampiamente smentito. La Svezia è uno degli esempi che ha
fatto capire che questa “emergenza” sia in realtà pura e semplice
mistificazione politica. I decessi, parola anche grossa perché al giorno d’oggi
non esiste una metodologia comune dei cosiddetti morti da/con Covid, sono 14.574
su 1,8 milioni di casi. Questi numeri sono poi stati corroborati da diversi
studi che hanno messo nero su bianco che imposizioni con metriche non sanitarie
non hanno benefici dal punto di vista della trasmissione di un patogeno
(leggere lo studio del professor John Ioannidis della Stanford University). E
allora, come hanno reagito i nostri media alla situazione svedese? Ovviamente
hanno attaccato gli svedesi come irresponsabili in quanto non amanti di
mascherine e lockdown. E la predica viene da coloro che hanno appoggiato un
paese reo di aver usato metodi liberticidi e assolutamente inefficaci, se non
per i tromboni dei salotti televisivi.
E in Cina? La pandemia nella sua terra natia ha fatto poco
meno di 4.636 decessi in un anno e mezzo. I decessi sono ovviamente concentrati
nella immensa area urbana di Wuhan, mentre nelle altre città-megalopoli cinesi,
Shenzen, Pechino, Guangzhou, praticamente non c’è stato nulla. A Pechino[22],
ad esempio, è stato registrato il dato più incredibile: 9 morti e 1.051 contagiati.
O in Cina sapevano come fronteggiare un “nuovo virus” o la teoria di diffusione
dei virus deve essere rivista e impostata in un modo diverso.
I giornalisti nostrani hanno giocato un ruolo importante,
consapevole nel dare vita ad una censura mediatica dei veri dati che ha
giustificato ogni misura messa in piedi. E i risultati di tutto questa operazione
sono abbastanza evidenti, soprattutto dal punto di vista psicologico. A
distanza di un anno e mezzo, giustificare una situazione ingiustificabile mi
pare assolutamente assurdo.
Post covid
Come ogni cosa rotta deve necessariamente essere ricostruita,
ma a volte non accade. La società pre-Covid non tornerà più e ogni tentativo di
invertire questa rotta sarà assolutamente inutile. Ciò che questo patogeno ha
instillato all’interno della popolazione è un qualcosa di realmente
incredibile, di portata storica. La manipolazione a cui abbiamo accennato prima
ha dato vita a processi che sembravano cumulati dal tempo, impensabili e
attuabili in una società che si ritiene, o meglio si riteneva, all’avanguardia
dal punto di vista sociale e culturale. Due elementi, società e cultura, che
sono stati strappati in un clima di follia e di paura che ha reso il cervello
delle semplici lavagnette su cui scrivere qualsivoglia concetto. Appurato che
il mondo non tornerà come prima del febbraio del 2019, facciamo un
ragionamento: come si può concepire una società che si basa sulla non
socialità, sul distanziamento e sulla paura sempre imperante del non vivere? È
una società o un laboratorio psicosociale in cui si testa il limite della
sopportazione degli individui sottoposti a stress continuo? Facendola più
facile, è lecito pensare che con il Covid è cambiato l’essere umano in maniera
totale e imprevedibile senza che ci sia la consapevolezza che ciò avvenga. Qui
casca l’asino, poiché saranno le persone stesse, in un futuro non troppo
lontano, a chiedere più sicurezza allo stato che si sentirà legittimato ad
utilizzare qualunque metodo al fine di soddisfarli. È questo è il mondo che ci
attende, un mondo che l’onnipresente World Economic Forum, organismo elitario
che ben conosciamo, ha denominato Grande Reset. Reset significa stravolgere e
partire daccapo. Significa spazzare via un modello di società e sostituirlo con
un altro ben edulcorato da parole come sostenibile o green. Significa dare vita
alla tanto adorata tecnocrazia cara agli ambienti globalisti, i quali esercitano
forme di controllo già adesso ma che hanno bisogno dell’assoggettamento totale
della popolazione ignara a questi cambiamenti epocali, con il fine di implementare nuove tecnologie come ad esempio il 5G, i Big Data, le IOT, moneta e identità digitale e realtà aumentata. Eppure, il Grande Reset,
che già è stato etichettato come un tentativo dei cosiddetti complottisti di
veicolare le menti di persone credulone, è reale e ha una sua base ideologica.
Si lega cioè ad una visione di mondo che già alcune organizzazioni, parliamo di
un secolo e passa fa, paventavano con tutta forza, utilizzando, udite udite,
una forma di scientismo molto cara ai televirologi di oggi. È
impossibile pensare che la scienza, dall’alto della sua scrupolosità empirica,
possa essere considerata uno strumento di dominio. Ma la realtà ci dice invece
che, da oltre un secolo, la scienza non è altro che un pastrocchio da dare alle
masse le quali non si faranno mai domande, essendo bombardate dai media, sul
fatto che una teoria o un dogma, sia reale o no. Lo scientismo muove il Forum
di Davos e tutte quelle organizzazioni che sanno bene come strumentalizzare la
salute, per i propri scopi, ovviamente economici ma anche atti a soddisfare
bisogni di natura sociale. È questo è il Grande Reset. È questo ciò che si
presenterà se non avremo l’ardore di muovere una critica contro chi ci governa,
mettendo finalmente da parte quella distorta visione di uno stato che fa il
bene dei cittadini anche quando viola tutte le leggi su cui si regge. Se si
dovesse presentare realmente, molte persone capiranno cosa significano tutti
questi espedienti messi in atto da un anno e mezzo a questa parte. Si
renderanno che la scienza in mano agli scientisti è una bomba ad orologeria in
grado di sconquassare, di rompere, di frammentare, un intero stato senza che
questo se ne rendi conto. Il tutto grazie all’uso dei mezzi di comunicazione di
massa, che dall’alto della loro “importanza sociale” hanno un potere enorme,
che esercita tutte le dottrine figlie degli esperti di pubbliche relazioni come
i vari Edward Bernays, padre della propaganda a ridosso delle due guerre
mondiali ed esponente di spicco dell’establishment dell’amministrazione Wilson,
e Joseph Goebbels, altro mastino della comunicazione di massa che costruì il
Terzo Reich con tecniche a dir poco incredibili.
Differenze Nord e Sud Italia
In Italia sono state applicate le misure più draconiane
d’Europa. Nessun paese del Vecchio Continente ha deciso di ridurre all’osso
l’economia, la socialità e la politica si è asservita totalmente ad interessi
evidentemente immensi. Non solo, si è vista è anche una riacutizzazione di
processi che sembravano tumulati nel tempo ma che invece sono tornati alla
ribalta. Il governo Conte ha dimostrato la propria non capacità reazionaria, si
è piegato ai regolamenti sanitari internazionali, ha eletto un Comitato Tecnico
Scientifico assolutamente antidemocratico. E con il suo ministro della Sanità,
chiaramente inserito in un guazzabuglio che non augurerei a nessuno, ha
avallato ai protocolli dell’OMS nonostante fossero assolutamente insensati
nell’affrontare una epidemia. A partire da alcune date ormai ritenute
simboliche ed epocali soprattutto per quello che poi si è materializzato, come
ad esempio il fatidico 22 febbraio 2020. Con una circolare, il ministro della
Sanità Roberto Speranza ordinava ai medici di base di smettere di fare i medici
in modo da evitare un presunto contagio da diffondere ai propri pazienti. Ci
sono tante testimonianze, soprattutto nella bergamasca, di medici che ben prima
di febbraio curavano i propri pazienti ottuagenari con risultati eccellenti. E
questo non è una novità assoluto: nei mesi di febbraio, marzo e aprile c’è
stata sempre un’impennata di contagi dovuti alle più disparate malattie
infettive, che colpiscono persone anziane già debilitate, ma che vedevano nella
risposta dei medici di base quello strumento atto a salvare vite. Ma da quel 22
febbraio 2020 tutto è cambiato. Come afferma il professore Belli[23],
presidente commissione Rischi ed etica sanitaria dell’Istituto Incer, il
governo ha deliberatamente eliminato con un colpo di spugna tutte quelle
terapie antibiotiche che prima venivano usate contro le classiche malattie
stagionali, che in aeree come la bergamasca, agiscono sempre con molta forza.
Belli ci conferma dunque l’impressione che con il coronavirus quelle pratiche
mediche prima considerate normali venivano sostituite da altre invece assolutamente
pervasive. Il caso Bergamo è importantissimo perché è stato l’epicentro di
tutta una narrazione che progressivamente si è imposta in tutta Italia, anche
se nelle altre città del sud non si è registrato nessun aumento di mortalità.
Perché dunque Bergamo e non altri centri popolati e a rischio infezioni? Perché
la Lombardia e non un’altra regione popolata? Qui ci vengono i primi sospetti,
ai quali si aggiungono altri dovuti all’incapacità di un ministero di fare
fronte alle richieste dei propri medici, associando ogni patologia respiratoria
ad una infezione COVID che in realtà non era nemmeno la principale causa del
decesso in quanto gran parte dei malati erano colpiti da tumori, ischemie e
altre patologie importanti. A distanza di un anno e mezzo, i morti di Bergamo
rimangono un mistero, nessuno ha mai spiegato con dovizia di particolari i
motivi per cui una presunta patologia nuova non solo non doveva essere curata,
ma anche che dopo la morte non doveva nemmeno essere eseguire un’autopsia. È come
dire, ad esempio, che se per caso si rompesse un’automobile il meccanico non
dovrebbe capire le motivazioni alla base dell’incidente, ma sottostare a
normative che vanno contro le normali logiche della meccanica che regola le
automobili.
Come ci ricorda Repubblica in questo articolo[24],
a marzo l’Istat ha visto un aumento del 568 percento di mortalità in Italia. Un
risultato nefasto che viene attribuito alla presenza del covid ma che in realtà
evita in tutti i modi di andare affondo di far luce sulla questione. I grandi
giornali italiani se ne sono visti bene di confrontare le situazioni singole di
città come Bergamo e Brescia, con le altre del centro-sud. Come confermano
anche l’Istat e l’Iss in un report congiunto[25],
la diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 è eterogenea, con le
regioni del sud quasi esenti dal resto dell’Italia (che nel marzo 2020 hanno
visto meno decessi rispetto alla media del quinquennio precedente). Difatti il “91%
dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale si concentra nelle
37 provincie del Nord più Pesaro e Urbino” (pag.7). I giornali hanno
evitato di parlare di questi dati oggettivi e ufficiali (ma che potrebbero
essere messi in discussione) in quanto avrebbero fatto capire che più che il
contagio di un virus la vera causa alla base all’aumento della mortalità fosse
stata l’incapacità di agire degli operatori sanitari, in condizioni che non
sono assolutamente un unicum nella zona padana, in quanto i pazienti anziani
nei mesi di febbraio-marzo sono sempre soggetti a patologie respiratorie,
spesso fatali (lo dimostra anche un report dell’Iss[26]
che ha calcolato che fino al 31 marzo 2020 solo l’1% dei decessi attribuiti al
Covid avevano meno di 50 anni; questo dato, un anno dopo circa, al 28 aprile
2021, è cresciuto fino 1,1%, ossia dei 118.592 decessi, solo 1312 avevano meno
di 50 anni). Dal documento Istat-Iss, a pagina 7, si legge quanto segue:
“Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (1.778
comuni, 35 province prevalentemente del centro-nord) l’incremento dei decessi
per il complesso delle cause è molto più contenuto: da 17.317 a 19.743 (2.426
in più rispetto alla media 2015-2019); il 47% è attribuibile ai morti positivi
al Covid-19 (1.151). Infine, nelle aree a bassa diffusione (1.817
comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del
mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell’1,8% rispetto alla media del
quinquennio precedente”.
Alcuni casi esemplari, presentati dal documento in una
tabella 1, riguarda la mortalità delle regioni del centro-sud del 2020 nel
periodo 20 febbraio-31 marzo, confrontate con quelle della media 2015-2019. È
abbastanza chiaro valutare che in quelle regioni la mortalità non sia affatto
salita. In quel periodo di tempo, che poi è ritenuto il più critico in assoluto
e coincide con la famosa circolare di Speranza che, come abbiamo visto, ha
declassato il ruolo di medico a semplice consigliere telefonico, i morti
positivi al Sars-cov 2 erano concentrati in Lombardia (8.362), Emilia-Romagna
(1.890) e Piemonte (1.018). E non a caso, sempre l’Istat in un altro documento[27]
che ha riportato la mortalità da marzo ad agosto 2020, ci dice che a partire da
aprile, ossia dal mese in cui sono state fatte le autopsie[28]
ai pazienti, la mortalità dovuta al Covid è diminuita. Anche al nord, come
afferma il report a pagina 4:
“A livello nazionale i decessi totali scendono dagli
oltre 85 mila di marzo ai 72 mila di aprile e la variazione passa da un aumento
medio del 47,2% di marzo (27 mila e 500 decessi in più rispetto alla media
2015-2019) al 39,2% di aprile (20 mila decessi in più)”.
E ancora:
“La diminuzione più importante in termini di decessi e di
variazione percentuale si osserva in Lombardia: i morti per il totale delle
cause diminuiscono da 25 mila e 500 di marzo a 17 mila di aprile 2020 e
l’eccesso di decessi rispetto alla media degli stessi mesi del periodo 2015-
2019 scende da 191,2% a 117,1%”.
Il quadro poi cambia ancora nei mesi di giugno-luglio,
dunque è facile capire che appena aumentano le temperature anche le malattie infettive,
di qualunque natura siano, diminuiscono. È un processo fisiologico, di ogni
malattia stagionale. Nonostante questo però le restrizioni dell’estate 2020
seppur allentate furono comunque vivide nel panorama collettivo dell’opinione
pubblica.
Il documento prosegue poi rincarando ancor più la dose,
evidenziando (nella Tabella 3) che prima del fatidico 20 febbraio 2020 la
mortalità in Lombarda era addirittura in linea con gli anni addietro. Il segno
meno accanto alle regioni sta a significare la diminuzione percentuale della
mortalità nel bimestre gennaio-febbraio 2020. E ricordiamo che secondo una
ricerca dell’Università di Siena il virus già circolava già da settembre 2019,
quindi sei mesi prima dall’inizio della crisi delle 31 provincie del nord Italia.
Come si può spiegare un fenomeno del genere. Si può
veramente credere che un patogeno abbia causato questo disastro che ha fatto
eco anche all’estero, ingigantito dalle famose bare di Bergamo che hanno
suggellato uno dei momenti più bui dell’informazione italiana? Eppure, tutto
questo clamore è servito a rafforzare l’idea che solo il lockdown potesse
essere la soluzione. Ma, come è lecito pensare, l’unica cosa sensata che si
sarebbe dovuta attuare sarebbe stata rafforzare il sistema sanitario nazionale
curando i malati, senza che questi andassero ad intasare gli ospedali.
Prendendo invece dalla tabella Iss aggiornata al 28 maggio
2020, capiamo ancora di più che il fenomeno non è stato affatto pandemico,
quindi in grado di colpire tutta la Penisola in maniera indistinta, ma ha avuto
come epicentro la Lombardia, per ragioni che non sono state chiarite ma che
potrebbero avere a che fare, ad esempio, con l’inquinamento atmosferico che da
anni interessa la regione, tanto che secondo le stime dell’AEA del 2016[29]
la Pianura Padana è la zona più inquinata d’Europa. In particolare, per capire
ancora una volta la disparità territoriale mai narrata dai media, al 28 maggio
2020 la Lombardia aveva un numero di decessi attribuiti al Covid 44 volte
più grande della Campania, che per densità abitativa può essere tranquillamente
paragonata alla Lombardia:
Una pandemia dovrebbe diffondersi in maniera equa, andare a
colpire tutte le età, influendo sulla mortalità generale. Ma invece con il caso
del Covid, ci troviamo solo un caso isolato, quello del nord Italia (più nello
specifico quello della Pianura Padana, una delle regioni più inquinate d’Europa
che nel 2015 ha contribuito alla morte di 84.300 persone, circa 10.000
in più rispetto alle morti segnalate per Covid nel 2020), che è servito da
giustificazione per chiudere una nazione intera e distruggere una economia già
di per sè carente. Ma perché solo la Lombardia? Ascoltando le parole che Carlo
Montaperto, presidente dell'associazione nazionale primari ospedalieri della
Lombardia, ha dichiarato a RTL[30],
capiamo qualche aspetto in più di quello che accadeva negli ospedali lombardi. Quello
che afferma Montaperto, riferendosi a Carlo Mosca, primario di Montichiari
arrestato, è semplicemente inquietante:
“È una notizia drammatica, ma ci tengo a specificare
alcuni elementi che sono importanti. Carlo Mosca non è un primario, ma un
facente funzioni primario, è un dirigente medico che in assenze di un primario,
viene nominato facente funzione, ed è così dal 2018. La seconda specifica è che
io non voglio difendere nessuno, né accusare nessuno, perché bisogna conoscere
i fatti, e non conosco granché di cosa è successo, ma posso dire cosa stava
succedendo in Italia e soprattutto in Lombardia a marzo 2020. Venivano aperti
reparti di rianimazione come funghi in una caverna, in condizioni drammatiche
senza tutto quello che è necessario avere in una rianimazione e con la presenza
di un numero di medici per pazienti molto sbilanciato rispetto a quello che è
la normalità: il teatro su cui stiamo analizzando i fatti è di questo tipo.
Il contesto di marzo è un contesto drammatico di totale impreparazione del
sistema italiano e lombardo a gestire una crisi che portava a una
decuplicazione dei posti letto di rianimazione e di competenze mediche che non
c’erano”.
Montaperto poi continua, affermando che i farmaci usati da
Mosca erano la normalità in quei giorni:
“Sono stati usati dei farmaci che vengono utilizzati per
una pre-intubazione: nei reparti di medicina e di pronto soccorso ciò avveniva,
venivano utilizzati farmaci come il propofol che viene utilizzato per
l’induzione dell’anestesia e farmaci che sono bloccanti della contrazione
muscolare, perché spesso e volentieri i pazienti che devono essere intubati
sono anche molto agitati. Questa era la prassi: un paziente che deve essere
intubato, deve ricevere una dose di questi farmaci. In quel periodo era
la prassi”.
Leggiamo dal sito dell’Aifa qualche notizia del propofol,
farmaco usato per l’anestesia
È stato segnalato l’abuso e la dipendenza da propofol,
prevalentemente da parte degli operatori sanitari. Come per altri agenti
anestetici generali, la somministrazione di propofol senza alcuna gestione
delle vie aeree può causare l’insorgenza di complicanze respiratorie ad esito
fatale. (pag 7)
Come con altri agenti anestetici endovenosi, si deve
prestare cautela nei pazienti affetti da compromissione cardiaca, respiratoria,
renale o epatica o in pazienti ipovolemici o debilitati. (pag 8)
Accanto al propofol abbiamo poi l’interferone beta che l’Aifa
cha autorizzato per circa una settimana con risultati nefasti[31].
Gennaio-febbraio 2021
L’emergenza, nonostante questa disparità tra nord, centro e sud,
continua. Ha ormai assunto connotati non più epidemiologici bensì politici. I
dati che ci provengono dall’Istat e dall’Iss dei primi mesi del 2021 non
evidenziano assolutamente una base sostanziale per continuare a promulgare i
DPCM e misure restrittive assolutamente poco efficaci come la suddivisione
regionale con dei colori, i quali si basano su tamponi la cui attendibilità è
ormai considerata poco affidabile (come
ha confermato il professor Giorgio Palù, presidente dell’AIFA, in una
intervista a La7[32], il
tampone non è mai stato validato, dunque non esiste un gold standard,
questo dato è stato poi confermato dal British Medical Journal in data 12
maggio 2020, ma anche dagli stessi introduttori del test PCR[33]).
Ma la “pandemia” h24 continua ad imperversare in ogni giornale, programma
radiofonico o televisivo. E non accenna a diminuire se non a causa del
programma vaccinale che sta assumendo sempre forme più grottesche e poco
scientifiche. Tornando ai numeri, ciò che colpisce è che nei primi mesi del 2021
si è tornati ad una situazione totalmente in linea con gli anni passati, con
piccole eccezioni che riguardano sempre il nord Italia e non il centro e sud.
Continua dunque quella famosa disparità a cui facevamo riferimento e nessun
giornale o televisione è riuscito a spiegare questa evidenza.
I dati Istat riferiti ai mesi gennaio-febbraio 2021 ci danno
una grossa mano per capire se si è dentro o no ad una “crisi sanitaria”. I
morti totali riportati dall’Istat al 31 gennaio 2021 sono 70,538, di
questi dobbiamo togliere i consueti 12,527morti covid (circa 500 al giorno come
ci informano i bollettini quotidiani). Abbiamo dunque 58.011 morti non covid
che in realtà segnano una diminuzione di 2000 decessi rispetto alla media degli
anni 2015-2019 (68,324). È credibile un conteggio del genere o è lecito pensare
che quei 12.000 morti relativi al mese di gennaio siano in realtà gli stessi
morti dell’anno scorso ma con un nome diverso? Non è molto razionale pensare
che nel 2021 non si muoia più di infarto, tumori, polmoniti etc mentre tutti i
decessi siano dovuto al Covid. Questa è una narrazione ahimè abbastanza poco
credibile, perché non evidenzia nessuna anomalia tra il 2021 e gli anni
precedenti. Anzi, facendo un paragone nel 2017, i decessi sono addirittura
inferiori rispetto ai mesi di gennaio e febbraio 2021. Il 2017 è stato l’annus
horribilis per l’aumento di mortalità del nostro paese, si contano infatti 75.623
morti a gennaio, 20 mila in più del 2016 (+36%), 10 mila in più del 2015 (+15%)
e, soprattutto, superano del 6% quelli del 2020 (71.487 morti).
Lo ha sottolineato anche il professore Blangiardo dell’Istat
in una intervista all’Avvenire, ripresa dall’Huffington Post[34],
il 2 aprile 2020. Lo statistico sottolineava che “nel marzo 2017 sono state
15.189 e l’anno prima erano state 16.220. Incidentalmente si rileva che sono
più del corrispondente numero di decessi per Covid (12.352) dichiarati nel
marzo 2020″.
Una situazione che all’epoca non fece scalpore anzi fu
proprio ignorata dai giornali tanto che nessun ricorda di quell’anno spaventoso
dal punto di vista della mortalità, senza che ci fossero patogeni circolanti.
Morti trimestre
2015-2020
2020 - 188.684
2019 - 185.967
2018 - 184.991
2017 - 192.045
2016 - 166.965
2015 - 188.072
P.s: potremo fare lo stesso discorso per quanto riguarda il
2015. Secondo uno studio di Signorelli e Odone[35],
analizzando i dati dell’Istat rilevarono che durante la stagione influenzale ci
furono circa 54.000 morti in più rispetto al 2014. E se andassimo ad aggregare
a questi 54.000 morti anche i decessi dovuti all’inquinamento atmosferico,
allora il numero crescerebbe fino a 80.000 circa. E ancora: anche l’anno
successivo, il 2016, si sono toccati tristi picchi di decessi[36].
Le infezioni ospedaliere (49.301) e inquinamento (76.200) hanno provocato ben 125.501
in un solo anno, 49.601 morti in più rispetto a quelli attribuiti al covid
nell’anno 2020.
Comparazione 2017-2020 per l’Oms
Secondo l’Oms invece, sempre il 2017, ha siglato un altro
record per quanto riguarda le malattie respiratorio. Questi dati, da soli,
mettono in dubbio il fatto che ci sia stata un’emergenza a livello globale. Al
22 giugno 2021 si contano 3,87 milioni di decessi attribuiti al Covid-19 nel
mondo. Dunque, prendendo i dati dell’Oms, abbiamo altri numeri senza alcun
dubbio spaventosi che ridimensionano il fenomeno Covid. L’Oms spiega infatti che
nel 2017 solo d’influenza morirono 650.000 persone[37],
un aumento rilevante rispetto ai 10 anni prima. E sempre l’Oms ci spiega che a
gran parte di questi decessi sono attribuiti a persone con più di 75 anni di
età. A questi dati poi vanno aggiunti quelli dovuto alle polmoniti[38],
bilaterali o infettive, che nel 2017 hanno provocato la morte di 2,56
milioni di persone: al pari dell’influenza, le polmoniti (e le broncopneumatie croniche ostruttive) sono una delle
principali cause di morte nei mesi invernali. E ogni anno provocano problemi ai
sistemi nazionali (in Italia solo la BPCO causa 65.000 morti all'anno), soprattutto quelli dell’Africa (che stranamente nella
pandemia dovuta al Covid-19 ha calcolato circa 137.856 in un anno e mezzo,
quando ogni anno il Continente Nero conta milioni di morte per mancanza di cibo
e di risorse). I bambini in particolare sono soggetti alla polmonite: nel solo
2017 sono più di 800.000 i minori morti a causa di questa malattia. Ma nessuno
si è mai permesso di pubblicare questi numeri e mettere in risalto il fatto
che, purtroppo, nel mondo le malattie respiratorie uccidono milioni di persone.
Decade dunque il leitmotiv emotivo per cui la “pandemia” abbia fatto un
qualcosa di epocale e di mai visto. Non è assolutamente così, e se c’è stato
qualcosa è stato dovuto all’incuranza di una istituzione come l’Oms che ha suggerito
agli stati protocolli assolutamente fallaci mentre ha oscurato in tutti i modi
alcune modalità di approccio alla malattia con pratiche conosciute e
certificate. Ed invece si è dovuti ad arrivare all’approvazione emergenziale di
un vaccino a mRna mai sperimentato nella storia dell’uomo che aveva bisogno di
diverse fasi di studio per approvarlo. Lo ha ammesso addirittura l’inventore di
questa tecnologia[39],
il dr Robert Malone. Intervenuto alla Fox News, Malone ha esplicitamente detto
che queste tipologie di vaccini sono stati veicolati grazie all’incuranza del
governo di informare correttamente i cittadini.
[1] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)32000-6/fulltext
[2] https://www.ons.gov.uk/aboutus/transparencyandgovernance/freedomofinformationfoi/averageageofthosewhohaddiedwithcovid19
[3] https://it.scribd.com/document/383826446/Philanthropic-Power-online-pdf
[4] https://www.lastampa.it/esteri/2010/06/07/news/la-grande-truffa-della-suina-1.37010352
[5] http://www.nommeraadio.ee/meedia/pdf/RRS/Rockefeller%20Foundation.pdf
[6] https://www.nytimes.com/2020/03/19/us/politics/trump-coronavirus-outbreak.html
[7] https://www.wsj.com/articles/bridgewater-bets-big-on-market-drop-11574418601
[8] https://www.aifi.it/private_capital_today/1299780-joint-venture-tra-gsk-e-pfizer
[9] https://www.centerforhealthsecurity.org/event201/recommendations.html
[10] https://s3.documentcloud.org/documents/6935295/NIH-Moderna-Confidential-Agreements.pdf
[11] https://cepi.net/news_cepi/cepi-to-fund-three-programmes-to-develop-vaccines-against-the-novel-coronavirus-ncov-2019/
[12] https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/t1215597.shtml
[13] https://www.aifa.gov.it/-/l-italia-capofila-per-le-strategie-vaccinali-a-livello-mondiale
[14] https://www.who.int/news/item/30-01-2020-statement-on-the-second-meeting-of-the-international-health-regulations-(2005)-emergency-committee-regarding-the-outbreak-of-novel-coronavirus-(2019-ncov)
[15] https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2020/02/11/fauci-allansa-il-primo-test-di-un-vaccino-anti-coronavirus-fra-2-3-mesi-_b1814bce-339c-41ad-884e-ea6d4745dd17.html
[16] https://health.hawaii.gov/news/covid-19/covid-19-daily-update-february-27-2020/
[17] https://www.statnews.com/2020/02/06/cepi-coronavirus-vaccine-development/
[18] https://portale.fnomceo.it/wp-content/uploads/2020/03/dossier_coronavirus_def_27-02-2020-compresso.pdf
[19] https://www.internazionale.it/notizie/2021/03/18/magufuli-tanzania-morto-covid
[20] https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-britain-research-f-idUSKBN21415L
[21] https://www.aier.org/article/the-failure-of-imperial-college-modeling-is-far-worse-than-we-knew/
[22] https://www.statista.com/statistics/1090007/china-confirmed-and-suspected-wuhan-coronavirus-cases-region/
[23] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews
antibiotici_negati_e_la_denuncia_del_prof_belli_la_pandemia_che_nessuno_racconta/38822_40392/
[24] https://www.repubblica.it/cronaca/2020/05/04/news/coronavirus_istat_a_marzo_mortalita_raddoppiata_rispetto_a_2019_in_38_province_bergamo_568_a_roma_in_calo-255637001/
[25] https://www.istat.it/it/files/2020/05/Rapporto_Istat_ISS.pdf
[26] https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_28-aprile-2020.pdf
[27] https://www.istat.it/it/files/2020/03/nota-decessi-22-ottobre2020.pdf
[28] https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/04/12/news/coronavirus-dai-medici-in-prima-linea-e-dalle-prime-autopsie-una-ipotesi-nuova-sulle-cause-dei-decessi-ma-anche-sulle-cure-1.38711615
[29] https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/inquinamento/2019/10/16/smog-italia-prima-in-ue-per-morti-da-biossido-azoto_fdfe51d6-c7b4-485f-9694-d16c4829f6e4.html
[30] https://www.rtl.it/notizie/articoli/primario-arrestato-montaperto-durante-l-emergenza-a-marzo-somministrare-quei-farmaci-era-la-prassi/
[31] https://www.iltempo.it/cronache/2020/04/01/news/coronavirus-ai-malati-farmaco-killer-aifa-autorizza-poi-ritira-avonex-interferone-beta-1-contro-covid-19-insufficienza-respiratoria-1306393/
[32] https://www.la7.it/laria-che-tira/video/tamponi-il-virologo-giorgio-palu-il-tampone-e-un-metodo-di-prelievo-che-non-e-stato-mai-validato-va-15-04-2020-319532
[33] https://www.eurosurveillance.org/content/10.2807/1560-7917.ES.2020.25.3.2000045
[34] https://www.huffingtonpost.it/entry/istat-a-marzo-2019-15mila-morti-per-polmoniti-piu-del-covid-19-lavoriamo-per-stanare-parte-sommersa_it_5e85a8adc5b60bbd734f7d34
[35] https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/1403494816649833
[36] http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=61315#:~:text=L'inquinamento%20atmosferico%20esterno%20da,di%20morti%20nello%20stesso%20periodo.
[37] https://www.who.int/news/item/13-12-2017-up-to-650-000-people-die-of-respiratory-diseases-linked-to-seasonal-flu-each-year
[38] https://ourworldindata.org/pneumonia
[39] https://www.foxnews.com/media/tucker-carlson-mrna-vaccine-inventor
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