L'etica di Big Pharma
Nell'ultimo anno abbiamo sentito, fino ad impararli a memoria, nomi che prima non conoscevamo. Nomi che in realtà vanno oltre il loro campo di riferimento essendo dei veri e propri moloch finanziari. Colossi come Pfizer, Moderna, Johnson&Johnson e AstraZeneca non sono semplici industrie farmaceutiche, quindi aziende che puntano alla vendita dei farmaci che producono. Sono dei conglomerati enormi, influenti, inseriti in ogni contesto che abbia a che fare con la salute.
La salute è il grande business, noi siamo i corpi che veicolano questo business. Nella loro storia le aziende che formano il 'cartello' di Big Pharma, nome lanciato dalla giornalista d'inchiesta Jack Law, hanno la stessa etica di una cupola mafiosa. Non gli interessa la salute, nè la bontà dei farmaci che dovrebbero allungare la vita delle persone. Nè tantomeno la volontà di abbattere malattie tramite studi e ricerche: l'obiettivo è tentare di mantenere un controllo sistematico sulla malattia, anche mortale, poiché frutta milioni, trilioni di dollari.
Non è un caso che i nomi sopracitati siano stati negli anni scorsi oggetto di scandali giudiziari che ne hanno minato la fiducia. Comportandosi come aziende, con un loro - ricchissimo -fatturato e una loro impronta finanziaria, mettono in piedi un enorme sistema di marketing, di consulenza, di lobbying, di corruzione nei confronti di medici e primari influenti, avendo come obiettivo ostentare la brillantezza dei propri prodotti verso l'opinione pubblica spesso impaurita e ammorbata dalla pubblicità nei media. Il farmaco è un grande motore di soldi. In questo circuito esistono ovviamente persone che realmente lavorano per salvaguardare la salute umana, ci sono milioni di medici e ricercatori che studiano tutta una vita per salvare le persone. E spesso questi ricercatori fanno parte delle società sopra elencate. Ma il fenomeno del conflitto di interesse negli ambienti farmaceutici è ormai un dato di fatto.
Uno studio della rivista Science denominato "Conflitti Nascosti" recita che: "Oltre la metà dei consulenti indipendenti che hanno il compito di rivedere e valutare i farmaci per la FDA (agenzia governativa americana che supervisione farmaci) hanno ricevuto finanziamento dall'industria farmaceutica". Peter Gøtzsche, autore del libro "Farmaci che uccidono e crimine organizzato. Come Big Pharma ha corrotto il sistema sanitario" ha sottolineato la visione di Science affermando anche l'incompatibilità del modus operandi di Big Pharma con l'etica. "Non è salutare che una compagnia che ha la possibilità di guadagnare milioni di dollari interpretando tutto in chiave favorevole, sia di solito l’unica ad avere a disposizione i dati degli studi. Nel nostro sistema, le compagnie farmaceutiche sono giudici di sé stesse. E’ una cosa molto strana. In altri ambiti non viene accettata. Se andassi in tribunale e dicessi al giudice “Ecco le prove, le ho fatte tutte io”, sarebbe ridicolo. Ma questo è il sistema che noi abbiamo accettato. La stessa industria fa gli studi sui suoi farmaci. Spesso li manipola a un livello orribile e dunque sappiamo di non poterci fidare di quello che pubblica l’industria farmaceutica nelle nostre più prestigiose riviste mediche. Lo sappiamo da molto tempo".
GlaxoSmithKline
GlaxoSmithKline è probabilmente la società farmaceutica più grande del mondo, per fatturato e estensione sul campo. Dietro di sè ha la triade del campo finanziario, un mostro presente nei cda di centinaia di migliaia di aziende. Questo trio è formato da Vanguard, State Street Corporation e BlackRock. L'influenza di tali Hedge Fund è talmente enorme che molti dubitano del datto che GSK sia in realtà una industria di farmaci. La società è stata creata nel 2000 dalla fusione di Glaxo Laboratories Ltd e Smith & Kline & Co. I primi scandali inziarono quando la GKS condusse una serie di test in un centro newyorchese ospitato da afro e ispano americani. La compagnia aveva come obiettivo sperimentare farmaci contro l'AIDS. Le modalità di attuazione di queste sperimentazioni? Iniettare ai bambini un coctail di sette farmaci; in altre inoculava a neonati di sei mesi doppie dosi di vaccini anti- morbillo. In altre ancora conduceva esperimenti con farmaci tossici come AZT. Ma non finisce qui, non si contano i tentativi di corruzione del colosso inglese. Uno dei più evidenti e documentati riguarda la frode sulla vendita di farmaci anti-depressivi condotta negli Stati Uniti. Una mazzata di proporzioni incalcolabili (multa di tre miliardi di dollari), tanto da renderla una delle più pesanti della storia. La società è stata dichiarata colpevole per aver venduto farmaci anti-depressivi non autorizzati come Paxil e Wellbutrin e per aver sottoposto a gudizio di propri consulenti l'approvazione del farmaco contro il diabete Avandia. Lo ha rivelato il British Medical Journal, aggiungendo che quel farmaco aveva provocato infarti ai soggetti sperimentati.
Pfizer
Parlare d Pfizer è complesso, la società tedesco-americana negli anni ha subito tantissime multe. Nel 1997 la rivista Fortune l'aveva catalogata come migior azienda farmaceutica del mondo. Passano venti anni e la Pfizer diventa la peggior casa farmaceutica del mondo dopo lo scandalo che l'aveva resa protagonista in Nigeria, nella Contea di Kano. A metà degli anni 90' in Nigeria dopo l'esplosione improvvisa di una epidemia di meningite. Morirono 12.000 persone, l'OMS prese di petto la situazione ingaggiando l'azienda americana di intervenire. La Pfizer si fece carico della situazione sperimentando il Trovan, farmaco relativamente nuovo e mai usato in nessun teatro epidemico. La Pfizer applicò il farmaco a circa 100 bambini nigeriani della Contea i Kano: 5 morirono, gli altri furono danneggiati a vita rimanendo vittime di cecità e altri problemi neurologici. Il caso scosse il mondo appena il Washington Post fece inchieste sul caso nigeriano. Altri fatti riguarda la sperimentazione di prodotti off-label e promuovendo la vendita illegale di quattro farmaci: Bextra, un farmaco antinfiammatorio; il Geodon, un farmaco antipsicotico; il Zyvox, un antibiotico; e Lyrica, un farmaco antiepilettico.
AstraZeneca
La società farmaceutica anglo-svedese ha parecchi punti in
comune con la Pfizer. Non solo dal punto di vista aziendale ma anche da quello
delle attività illecite. Elenchiamo le più importante riferita alla
distribuzione dei farmaci off-label. Il primo di questi è il Seroquel, farmaco
venduta dall'azienda con l'obiettivo di curare" la schizofrenia. Il
risultato? 520 milioni di dollari di multa al governo americano per attività di
marketing illegale del prodotto, che poi si è scoperto che aumentava i casi di
diabete. Altro caso che vede la compagnia attrice protagonista è avvenuto nel
2007, appena un professore di Harvard e redattore del British Medical Journal
Marcia Angell aveva denunciato la falsità delle verifiche del farmaco
Esomeprazolo (Nexium). Il Nexium, a detta di numerosi professionisti del
settore, è uno dei prodotti più legati al conflitto di interessi con i medici sul
territorio.
Johnson & Johnson
In ultima istanza vediamo la situazione di un'altra grande
industria farmaceutica ora interessata alla produzione del vaccino anti-covid
19. La Johnson&Johnson è stata fondata nel 1886 ed è quotata in borsa, come
del resto anche gli altri colossi, a New York. La società è stata, alla pari
delle altre, additata negli anni passati di scandali che ne hanno minato la
fiducia. Se di fiducia si piò parlare quando si ha che fare con multinazionali
il cui unico scopo è il profitto. Comunque, il primo grande clamore mediato
nato dalla J&J è avvenuto negli anni 80'. Cona la vendita del farmaco
Tylenol, la compagnia americana, o meglio una sua succursale, divenne
protagonista di una grandissima inchiesta. Grandissima perchè morirono sette
persone a Chicago in seguito all'assunzione del farmaco. Il cianuro fu la causa
di quelle vittime. Anni dopo, nel 2019, la Food and Drug Administration rilevò
che nel talco usualmente dato ai bambini vi erano tracce di amianto, la
sostanza nociva per eccellenza vietata nei farmaci. Le accuse furono
grandissime e probabilmente ingigantite dal fatto che quel talco ha provocato
dei tumori. Una indagine del New York Times aveva segnalato che molti vertici
aziendali erano a conoscenza di questi fatti ma si sono visti bene nel non
parlare, pena l'accusa diretta di licenziamento. Nel giugno 2020 la sentenza
contro l'azienda è stata confermata, la Johnson&Johnson ha pagato la somma
di 2.1 miliardi di dollari di risarcimento alle persone danneggiate.
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