Edward Mandell House, l'alter ego di Woodrow Wilson
La storia cosiddetta ufficiale, quella che ci insegnano a scuola sin da bambini, ha la pecca di fornirci pochi, se non nulli, dettagi sui fatti. Numerosi eventi, e le loro conseguenze, sono spesso messi da parte. A volte perchè non congrui con il programma scolastico. In altri casi non occupano un posto rilevante all'interno della pianificazione didattica. In altri ancora sono addirittura ignorati per non destabilizzare fin troppo l'alunno già di per se poco consono a studiare una materia come la storia. Ma indubbiamente questa attività di oscuramente volontario da parte dei nostri professori non può che far male allo studio della storia, soprattutto quella del 900'. Ricca di nomi e di eventi, di protagonisti e di non protagonisti. Re, primi ministri, generali, luogotenenti e chi ne ha più ne metta. Ma mai si prendono sotto esame quelle personalità che agiscono dietro le quinte, in grado di manovrare gli uomini politici come delle marionette, per i loro esclusivi interessi.
Il "Colonnello" House, l'uomo oscuro d'America
Questo è il caso di Edward Mandell House. Una personalità talmente poco conosciuta e considerata che per avere informazioni a riguarda bisogna studiare qualche volume mai tradotto in italiano o leggere articoli di eoni fa. Tanto celata è la sua presenza che nemmeno la locuzione alter ego, affibbiata dal celebre Woodrow Wilson, lo ha reso noto per almeno un trafiletto di un libro di storia delle superiore. Eppure la sua influenza, come è canonico nel campo degli agenti segreti noti come insider, è incredibile. Mandell House era soprannominato Colonnello nonostante non avesse preso parte in qualunqie posizone militare. Era noto per la sua furbizia, per essere figlio della guerra civile americana e per avere un fiuto non da poco in campo politico. Figlio di un alto rappresentante degli interessi finanziari inglesi in America, Thomas William House, era stato educato in Inghilterra, dove aveva appreso brillantemente il manuale d'uso del burattinatio. House era infatti un grande manovratore degli uomini politici del tempo e astuto calcolatore per gli interessi finanziari dell'International Banking ( i banchieri internazionali come affermava il prof. Carroll Quigley nel suo Tragedy & Hope).
Una posizione talmente di alto rango che nel momento in cui fu eletto presidente un professore di Princeton con poca esperienza politica di nome Woodrow Wilson, House considerava se stesso il vero presidente degli Stati Uniti d'America, proprio per la sua capacità di manovratore e di controllore. Nel suo libro Philip Dru: l'Amministratore, House auspicava ad un rinnovamento basilare della società, che partisse dall'instaurazione di due elementi fondamentali per il suo modo di vederla: una banca centrale e una legge sulla tassa progressiva sul reddito. Due elementi che curiosamente coincidevano con il Manifesto del Partito Comunista scritto da Karl Mordechai Marx. House sperava in un mondo socialista, composto da uomini politici di alto valore e sorretto dagli investimenti dei grandi colossi industriali. Un modello che stranamente fu ripreso proprio in Unione Sovietica quando imprenditori come i Rockefeller, Morgan e gli Eaton ebbero carta bianca nello sfruttare il terreno grezzo dell'URSS.
L'istituzione della Federal Reserve
Tra i punti elencati nel suo Philip Dru: l'Amministratore, il Colonnello riteneva corretto il modus operandi optato da Marx, che procedeva nella costituzione di una Banca Centrale che avesse come primo compito quello di dettare i flussi monetari di una nazione. Il controllo sarebbe stato in larga parte manovrato dalle banche azioniste del Board e in tutti i modi sarebbe stato impedito il rendiconto contabile da parte del Congresso. In poche parole, l'idea di House era quella di generare un unico corpo bancario, che sarebbe stato in grado di decidere il destino finanziario di un'intera nazione. Come ci riferisce il professore Charles Seymour, House aveva stretti contatti con il banchiere Paul Warburg, membro di spicco ed emigrato di lusso della famiglia tedesca nota un tempo come i Del Banco di Venezia. Warburg era il principale ideologo (aveva partecipato alla riunione top secret di Jekyll Island, Georgia, assieme a Nelson Aldrich, futuro membro dei Rockefeller, Benjamin Strong e Henry Davison dei Morgan, Frank Vanderlip e Piatt Andrew) di quella che poi sarebbe diventata Federal Reserve, e questo lo si apprende dalle numerose conferenze che Warburg teneva in giro per l'America, supportate anche da alcuni articoli scritti sul New York Times.
L'esigenza era costituire quindi una banca centrale. Una banca apolide, incontrollata e autonoma, che applicava le regole della Bank of England. In grado di decidere i cicli infla-deflattivi, di determinare i cali di borsa e di gestire il costo della moneta (il tasso di interesse). Avere il potere di controllare la valuta significa avere sotto scacco il governo. Come affermava Giacinto Auriti, se si mettessero vicini un governatore di una banca centrale, privata, e un primo ministro, è ovviamente il governatore ad avere più potere in quanto è in grado di aprire e chiudere i rubinetti del denaro quando vuole. L'istituzione della Federal Reserve, delineata dal Vreeland-Aldrich Act, fu firmata dal presidente Woodrow Wilson il 22 dicembre 1913 con 298 voti a favore e 60 contrari. Si esaudiva così il sogno del Colonnello House, quello di dare vita ad un vero e proprio mostro incontrollato e indipendente da qualunque decisione presa dal presidente Usa o dal Segretario del Tesoro.
La Prima Guerra Mondiale e il C.F.R
La Prima Guerra Mondiale, più della Seconda, è stato l'evento catastrofico più importante del 900'. Un confitto di immani proporzioni che per l'epoca significa reimpostare le coordinate statuali, un pò come il Principe Von Metternich decise di ricostruire il mondo post-Napoleonico. Ma la grande Guerra fu un anche un grande affare per numerose personalità appartenenti al mondo delle banche. Incassavano profitti mostruosi durante le procedure d'armamento dei paesi, stipulando contratti per la fabbricazione di armi, e successivamente si ponevano come principali artefici della ricostruzione, altro momento di azione congeniale ai piani alti della finanza. Dopo la prima guerra mondiale accadde proprio questo. Coloro che, in un certo senso non speravano, altro che nel suo scoppio, diventavano improvvisamente gli esponenti di spicco della ricostruzione. Tra questi Edward Mandell House fu uno dei più influenti. Nonostante fosse il consigliere del presidente che vinse le elezioni proprio perchè tenne fuori gli americani dalla guerra europea, decise scaltramente di far intervenire proprio gli USA. E come lo fece? Applicando le dovute pressioni al fine di condizionare l'opinione pubblica che mai avrebbe potuto tollerare l'ingresso in una guerra mondiale senza l'ausilio di una costruzione del tedesco cattivo. La propaganda nacque proprio pochi mesi dopo l'elezione di Wilson alla Casa Bianca. Manovrare l'opinione pubblica, quella che Noam Chomsky avrebbe poi chiamato the great beast, era un'azione puramente politica. L'ingresso degli USA in guerra dopo il ripescaggio dell'affondamento del Lusitania, nave che era tutt'altro che passeggera perchè trasportava materiale bellico in piena guerra, portò gli americani a supportarla, nonostante vi fossero strani dubbi sull'utilità di uno spargimento di sangue del genere.
Il giochetto di House, ma anche d William Wiseman, Bernard Baruch, capo del War Industry Board e Eugene Meyer, associato ai Lazard Frères di Parigi e titolare del War Finance Corporation, era stato realizzato. Gli Stati Uniti parteciparono in guerra assicurando agli inglesi che avrebbero costituito i presupposti per la costituzione di Israele in Palestina. La Guerra fu totale, devastante. Poteva essere evitata se gli avidi interessi non avessero preso il dominio sui sentimenti umani. Ma il dado fu tratto: gli Stati Uniti aiutarono gli inglesi di cancellare l'Impero Austro-Ungarico, Ottomano, Zarista e, ovviamente, quello Tedesco. Una vittoria che decise le sorti non dell'Europa ma dell'intero mondo. Ma se da un lato la propaganda premette molto sulla Conferenza di Versailles, in cui Wilson assieme all'onnipresente Colonnello decise la stesura dei noti 14 Punti, dall'altro non si ricorda molto un altro accordo, questa volta molto più segreto. Siamo sempre a Parigi, non nella Reggia che fu del Re Sole, ma in una sala dell'Hotel Majestic. Qui si incontrarono il Colonnello, accompagnato da Walter Lippman, Allen Dulles, John Dulles, con alcuni membri della Tavola Rotonda, guidata da Lord Arthur Milner. Gli esiti dell'incontro ce li dice il già citato Carroll Quigley: "Alla fine della guerra la Tavola Rotonda avrebbe dovuto estendersi. L'affiliata londinese dell'organizzazione fu istituita nel 1920 con il nome di Royal Institue for Internationals Affairs (RIIA); a Londra fu costituita la fron organization della Round Table nota con il nome di Council of Foreign Relations (situata nell'Harold Pratt House, edificio appartenuto a Charles Pratt, proprietario della raffineria Astral Oil Works di Brooklyn e partner dei Rockefeller nella Standard Oil). Prendendo in esame solo il C.F.R, colpisce molto il fatto che in circa 90 anni di esistenza sia stato citato solo in una una manciata di articoli, spesso inseriti in giornali nemmeno diffussisimi. Eppure parliamo del principali gruppi statunitensi, della vera agenzia governativa che decide il destino di milioni di persone. Pare fin troppo strano che migliaia di giornalisti, americani e non, non sappiano nemmeno il significato di questo organismo. Solo un giornale ha forse lucidato a fondo tale questione. Si tratta del Christian Science Monitor che il primo settembre 1961 dedicò un pezzo all'organizzazione (per leggere cliccare qui).
Il C.F.R è stato largamente finanziato dalle fondazioni Rockefeller e Carnegie fin dall'inizio. L'amministrazione di Franklin Delano Roosevelt fu la prima di una lunga schiera che collocò decine di uomini del C.F.R al Dipartimento di Stato. In The Rockefeller File Gary Allen in merito al C.F.R ha affermato: "Rockefeller ha trasformato il Dipartimento di Stato come un'estensione della Chase Manhattan Bank". Il record di uomini affiliati al consiglio si ebbe anni dopo con l'amministrazione Clinton, mentre si annoverano anche direttori della CIA ed esponenti delle pià grandi multinazionali del mondo. Il gruppo fa quindi l'interesse delle oligarchie internazionli, regolando anche il flusso dell'informazioni su scala mondiale. All'interno dei meeting che si svolgono nei lussuosi palazzi newyorchesi vengono ospitati anche esponenti di testate e gruppi editoriali come il New York Times, Washigton Post, Fortune, Forbes, LA Times, NBC, CBS e FOX. Ma noi cittadini non riceviamo mai informazioni sulle conferenze che vengono svolte. Non sappiamo nememno i luoghi dove si incontrano nonostante decidano delle sorti di migliaia di vite. Omertà? Perchè questo mutismo imperante? Forse perchè se queste informazioni fossero recepite dal grande pubblica provocherebbero una reazione violenta. La segretezza di queste organizzazioni ci pone davanti agli occhi parecchi interrogativi, che tuttavia sono supportati da poche persone. A livello globale, sono pochissimi coloro i quali sono a conoscenza di questi fatti, che determinano l'andazzo della civiltà, che decidono le sorte dei governi eletti e che hanno in pieno possesso gli istituti di emmissione monetaria che dovrebbero invece fare gli interessi dei loro legittimi proprietari, i cittadini.
Commenti
Posta un commento